La derelitta, anche nota come La diseredata,[2][3] è una scultura marmorea dello scultore italiano Domenico Trentacoste, realizzata tra il 1893 e il 1894.[4] Attualmente l'opera è conservata al museo Revoltella di Trieste.[5]
«Diseredata! Derelitta! La povera fanciulla certamente è rimasta orfana e priva di tetto, e la sua miserevole condizione è tale da essere raffigurata completamente ignuda.» |
(La vita italiana rivista illustrata, 1895[1]) |
La derelitta | |
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Autore | Domenico Trentacoste |
Data | 1893 |
Materiale | marmo |
Altezza | 84 cm |
Ubicazione | Museo Revoltella, Trieste |
La derelitta venne esposta al Salone di Parigi del 1894 e valse al Trentacoste un gran premio destinato alla scultura.[6] Nel 1895 l'opera venne esposta alla prima Biennale di Venezia, dove conquistò il primo premio per la scultura e contribuì alla fama dello scultore palermitano, fino ad allora poco conosciuto in Italia.[5][7] L'imperatrice d'Austria, Elisabetta di Baviera, vide la statua all'esposizione ed espresse il desiderio di acquistarla, ma non poté perché l'opera venne acquistata prima dal museo triestino, dove si trova tuttora.[2] Una versione in gesso si trova alla galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti, a Firenze, e venne donata nel 1933 da Fernanda Ojetti.[6][8]
La statua raffigura una fanciulla completamente nuda che cerca di coprirsi pudicamente, in quanto la sua condizione sociale è tale da non permetterle neppure una veste per coprirsi.[9] La ragazza rivolge lo sguardo per terra, evitando quello dello spettatore, e i suoi occhi sono socchiusi. Ella si chiude in un abbraccio protettivo, stringendosi in tutta sé stessa, e il suo corpo si contrae, come rivela la postura dei piedi, a simboleggiare il suo tormento silente.[9] Ai contemporanei dell'autore l'opera richiamava un'altra scultura italiana: La fiducia in Dio di Lorenzo Bartolini, con la quale condivide la purezza esecutiva.[10]
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