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Il Regisole era una statua equestre bronzea tardoantica, già conservata a Pavia.

L'attuale statua del Regisole davanti al Duomo di Pavia
L'attuale statua del Regisole davanti al Duomo di Pavia
Riproduzione del Regisole (V. Brunelli, 1817)
Riproduzione del Regisole (V. Brunelli, 1817)
Riproduzione del Regisole (C. Ferreri, 1832)
Riproduzione del Regisole (C. Ferreri, 1832)

Storia e descrizione


L'origine della statua non è chiara: se alcuni ipotizzano che si trattasse del monumento al re ostrogoto Teodorico il Grande[1], fuso all'inizio del VI secolo, secondo altre fonti portato ad Aquisgrana da Carlo Magno e posto vicino alla cappella palatina (atto criticato da Valafrido Strabone nel suo De imagine Tetrici, essendo Teodorico ariano)[2], altri credono che l'opera, documentata dal X secolo, fosse originariamente posta nel Palazzo Reale e trasportata nella nuova sede in seguito a un'insurrezione popolare del 1024, quando l'edificio venne distrutto. Ipotesi avvalorata dalla testimonianza del geografo arabo Ibrāhīm al-Turtuši, che viaggiò nell’Europa centro-occidentale tra il 960 e il 965 e visitò anche Pavia, il quale afferma di aver visto una grande statua equestre in bronzo posta presso una delle porte del Palazzo Reale[3]. Collocata quindi davanti alla cattedrale dopo il 1024, fu da allora uno dei simboli della città, raffigurato ad esempio sul sigillo d'argento del Comune.

Doveva trattarsi comunque di un'opera tardoantica o dell'unico esempio di bronzistica monumentale del medioevo italiano, fuso con la tecnica della cera persa prima che andasse obliata, almeno in Europa occidentale.

Il nome derivò forse da "Rege[m] Solis", poiché ricoperto anticamente di dorature che riflettevano i raggi solari, oppure dalla posizione del braccio alzato che sembrava "reggere" il sole, o ancora dalla parola "regisolio", cioè trono regale.

Nel 1315, dopo presa della città, i Visconti portarono la statua a Milano, ma la restituirono ai pavesi nel 1335[4]. Dopo che Galeazzo II trasferì la sua residenza da Milano a Pavia, molti ospiti illustri della corte dei Visconti ne rimasero colpiti: Francesco Petrarca ne parlò in una lettera al Boccaccio, e, più tardi, Leonardo da Vinci la ammirò nel 1490, mentre visitava la città con Francesco di Giorgio Martini.

Fu uno dei modelli a cui attinsero gli scultori del Rinascimento per far rinascere l'arte del monumento equestre. La statua aveva una mano sollevata come il Marc'Aurelio e il cavallo teneva una zampa sollevata per evidenziare il dinamismo. Per ovviare però ai problemi statici, sotto lo zoccolo sollevato del cavallo un cagnolino in piedi sulle zampe posteriori faceva da decorazione e punto di scarico per il peso. Una soluzione analoga venne ripresa, nel 1446, da Donatello per il Monumento equestre al Gattamelata a Padova, prima statua equestre del Rinascimento.

Nel 1527, durante il Sacco di Pavia, la statua venne trafugata da un soldato di Ravenna, un certo Cosimo Magni, che fece caricare la statua su di una barca, con l'intenzione di inviarla nella propria città. Ma la nave fu fermata a Cremona per ordine di Francesco II Sforza e, dopo essere rimasta a Cremona per cinque anni, venne infine riportata a Pavia[5].

La statua venne distrutta nel 1796 dai giacobini pavesi (contro il volere degli occupanti francesi, che intendevano trasportare in Francia il monumento), desiderosi di sbarazzarsi di ogni simbolo della monarchia presente in città. L'abbattimento della statua, osteggiato dalla maggior parte dei cittadini, fu uno degli episodi che innescò la rivoltà antifrancese di Pavia.

Nel 1809 l'amministrazione della città vendette i pezzi superstiti dell'opera, fino ad allora conservati in un magazzino, per finanziare alcune opere pubbliche.

Verso la metà degli anni trenta del Novecento si decise di affidare allo scultore Francesco Messina l'esecuzione di una copia del Regisole strettamente basata sulle riproduzioni antiche.

Il nuovo Regisole, una statua bronzea alta 6 metri posta su una base di travertino, fu così ricollocato davanti al Duomo e solennemente inaugurato l'8 dicembre 1937[6].


Note


  1. (EN) Saverio Lomartire, La statua del Regisole di Pavia e la sua fortuna tra Medioevo e Rinascimento (2008). URL consultato il 20 marzo 2019.
  2. Karl Ferdinand Werner, Nascita della nobiltà. Lo sviluppo delle élite politiche in Europa, in Biblioteca di cultura storica, traduzione di Stefania Pico e Sabrina Santamato, Torino, Giulio Einaudi editore, 2000, pp. 83 e 268 e 409, ISBN 88-06-15288-2.
  3. Giuseppe Mandalà, La Longobardia, i Longobardi e Pavia nei geografi arabo-islamici del Medioevo. URL consultato il 18 ottobre 2021.
  4. Saverio Lomartire, La statua del Regisole di Pavia e la sua fortuna tra Medioevo e Rinascimento (2008). URL consultato l'11 ottobre 2021.
  5. Le guerre d'Italia dal 1521 al 1529 (PDF), su socrate.apnetwork.it. URL consultato il 13 agosto 2021 (archiviato dall'url originale il 12 luglio 2021).
  6. Regisole, Messina, Francesco – Opere e oggetti d'arte – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato l'11 ottobre 2021.

Voci correlate



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[en] Regisole

The Regisole ("Sun King") was a bronze classical or Late Antique equestrian monument, highly influential during the Italian Renaissance but destroyed in 1796. It was originally erected at Ravenna, in what is now Italy, but was moved to Pavia in the Middle Ages, where it stood on a column before the cathedral, as an emblem of communal pride and Pavia's deep connection with imperial Rome.[1]

[fr] Regisole

Le Regisole (« roi soleil ») est une statue équestre en bronze de l'antiquité tardive qui a exercé une grande influence sur l'art de la Renaissance italienne avant d'être détruite en 1796. Érigé à Ravenne, il avait été transporté au Moyen Âge à Pavie, où il se trouvait sur une colonne devant la cathédrale, comme symbole de la fierté communale et des rapports de la ville avec la Rome impériale[1].
- [it] Regisole



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