La statua colossale di Costantino I, in marmo, fu una delle opere più importanti della scultura romana tardo-antica. I suoi resti si trovano al Palazzo dei Conservatori a Roma (Musei capitolini) e sono databili tra il 313 (anno in cui la basilica venne dedicata a Costantino I) e il 324 (quando nei ritratti dell'imperatore romano comincia ad apparire il diadema). La statua fu rinvenuta al tempo di papa Innocenzo VIII, nel 1486.
Statua colossale di Costantino I | |
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Autore | sconosciuto |
Data | 320 circa |
Materiale | marmo |
Altezza | 1200 cm |
Ubicazione | Musei Capitolini (Palazzo dei Conservatori), Roma |
Coordinate | 41°53′30.48″N 12°29′17.88″E |
La statua fu rinvenuta nell'abside occidentale della basilica di Massenzio, dove ne sono stati trovati alcuni resti; la mancanza del corpo ha fatto supporre che fosse un acrolito, costruito parte in marmo e parte in bronzo dorato su una struttura portante in legno e mattoni, per un'altezza complessiva che doveva raggiungere i 12 m. La sola testa misura 2,60 m e il piede 2.
Una ricostruzione a grandezza naturale della statua è stata realizzata nel 2022 ed esposta a Milano in occasione della mostra Recycling Beauty curata da Salvatore Settis, Anna Anguissola e Denise La Monica alla Fondazione Prada.[1][2]
Esiste anche una testa bronzea colossale di Costantino nel Museo dei Conservatori (secondo alcuni raffigurante Costanzo II).
Della statua restano una mano e il braccio destro, i due piedi, il ginocchio e il femore destro, il polpaccio sinistro e la testa. Si presume che fosse rappresentato seduto, a giudicare almeno dai resti. Doveva essere avvolto nel paludamentum e avere scoperti il petto e le altre parti ritrovate; in mano, sollevata sul braccio destro, doveva tenere lo scettro che terminava con una croce[3].
La testa, che originariamente era ornata da una corona metallica, è grandiosa e solenne. Presenta i caratteri dell'arte romana di quell'epoca, con le tendenze di stilizzazione e semplificazione delle linee: la plastica del volto è più squadrata, con capelli e sopracciglia resi con incisioni nel marmo molto raffinate e "calligrafiche", ma del tutto innaturali; gli occhi sono grandi, quasi smisurati, con la pupilla ben marcata mentre guarda verso l'alto, e sono il punto focale dell'intero ritratto; lo sguardo fisso dell'Imperatore sembra scrutare l'ambiente circostante e dà al ritratto un'apparenza di austerità ultraterrena. I capelli sono trattati come un'unica massa rigonfia solcata profondamente dalle striature che separano alcune ciocche. Il naso è aquilino, le labbra lunghe e sottili e il mento prominente.
A differenza del curato realismo della ritrattistica romana anteriore, la statua mostra un volto idealizzato, nonostante l'impostazione classica, che cerca di rendere un'aura di santità: vi si possono leggere le influenze delle monarchie orientali (Egitto, Persia) per tramite dell'Ellenismo nell'iconografia imperiale (l'Imperatore - che conserva la carica repubblicana di Pontefice Massimo - visto come un'emanazione divina, ossia Figlio di Zeus/Osiride), ma anche le tendenze "provinciali" e "plebee" che dal IV secolo divennero molto forti nella cultura romana (funzionari, senatori, ma anche gli stessi imperatori provenivano ormai largamente dalle province).
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