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Armeno Armeni (Piediluco, 29 giugno 1870 – Piediluco, 25 ottobre 1950) è stato un pittore e poeta italiano.

Armeno Armeni ritratto dal pittore serbo A. Katundric (1900 circa)
Armeno Armeni ritratto dal pittore serbo A. Katundric (1900 circa)

Biografia


Figlio di Gerardo Armeni e della nobildonna Maria Tazza, frequentò il Collegio Umberto I di Rieti e poi la Regia Accademia di belle arti di Roma, dove strinse fraterna amicizia col pittore e decoratore reatino Antonino Calcagnadoro e con il suo discepolo Luigi Catini, iniziando a dipingere fin da giovane.

All'Accademia conobbe anche i pittori spagnoli Angel Andrade Blázquez e Santiago Regidor Gomez: a entrambi mostrò le bellezze del lago di Piediluco e del fiume Velino, le cui vedute si possono riconoscere in due grandi tele di Santiago Regidor Gomez.

Completati tutti i vari corsi dell'Accademia entrò come insegnante in quello stesso Collegio di Rieti, dove aveva studiato. Sposò Zaira Magnatti, da cui ebbe tre figli. Successivamente insegnò e fu preside a Sansepolcro, Brescia, Ferentino, Rieti e Terni, fino al 1940.

Negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento collaborò con la rivista di letteratura, arte ed economia Vita Sabina scrivendo articoli sulla storia dell’arte italiana dal Medio Evo fino al Settecento e una storia del suo paese natìo col titolo Piediluco gemma dell’Umbria (1897). Scrisse anche parecchi testi scolastici e molte poesie in vernacolo e in italiano, sempre di forte connotazione satirica, pubblicate per anni sull’inserto per l'Umbria del Messaggero.


Opere pittoriche


Armeno Armeni, Il farabuttismo vince sulla pietà (olio su tela 1903)
Armeno Armeni, Il farabuttismo vince sulla pietà (olio su tela 1903)
Armeno Armeni, Collesanto (olio su tavola 1911)
Armeno Armeni, Collesanto (olio su tavola 1911)

Fu soprattutto pittore. I suoi quadri sono pieni di luce, trasmettono serenità e amore per la bellezza della natura, con una forte vena poetica. La sua pittura risentì soprattutto dell'indirizzo accademico, ma percepì anche gli aneliti anti-accademici, a volte impressionistici e volte espressionistici, dei pittori italiani suoi predecessori o contemporanei, quali Filippo Palizzi, Cesare Fracassini, Luigi Morgari, Vincenzo Caprile, Federico Faruffini, Domenico Morelli e in modo speciale Antonio Fontanesi.

«Sarà fedele fino alla fine ad una pittura classica piena di luce che non conosce strappi stilistici, con una perenne ricerca del vero.»

(Domenico Cialfi[1])

Partecipò a molte mostre tra cui l'Esposizione Universale di Genova del 1908 e quella di Amsterdam del 1909: in entrambe vinse il Grand Prix e la Medaglia d’oro per il disegno ornamentale e geometrico. In Italia espose a Rieti nel 1926, 1928 e 1930; nel 1938 a Terni.

Molto significativa[senza fonte] la grande tela a olio (3.50 x 2.50 m) del 1903 Il farabuttismo vince sulla pietà: sullo sfondo di una fiera del bestiame si vede in primo piano una chiromante con una fila di gente davanti per farsi leggere la mano, e in un angolo un povero vecchio dalla barba grigia a cui nessuno fa l’elemosina. Questa tela fu esposta all’Esposizione di St. Louis (USA) nel padiglione italiano nel 1904.


Opere letterarie



Riconoscimenti


Cavaliere d'Italia
«Per i suoi meriti scolastici e pittorici venne nominato Cavaliere d'Italia.»

Omaggi



Note


  1. Domenico Cialfi, 1996.

Bibliografia



Voci correlate



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