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Giovanni Battista Pittoni, noto anche come Giambattista Pittoni (Venezia, 6 giugno 1687[1]Venezia, 16 novembre 1767[1]), è stato un pittore e docente italiano, cittadino della Repubblica di Venezia. A partire da Sebastiano Ricci e assieme a Giovanni Antonio Pellegrini, Rosalba Carriera, Jacopo Amigoni e non ultimo Giambattista Tiepolo è considerato tra i più rilevanti esponenti del Rococò veneziano.

Giambattista Pittoni, incisione di Pietro Monaco, 1763 ca.
Giambattista Pittoni, incisione di Pietro Monaco, 1763 ca.

Biografia


Proveniente da una famiglia di pittori, imparò l'arte dallo zio Francesco Pittoni[2], con il quale eseguì nel 1716 il dipinto Sansone e Dalila (Pordenone, Collezione Querini)[3]. Una più chiara indicazione sugli orientamenti del pittore all'inizio della sua attività, ancora legata ai modi del Barocco, è suggerita da ben individuati riferimenti stilistici con la pittura di Antonio Balestra, operante a Venezia nel primo ventennio del Settecento. Attraverso alcune opere compiute dall'artista subito dopo quest'epoca, come il Martirio di san Tommaso (Venezia, chiesa di San Stae) e Diana e Atteone (Vicenza, Museo civico Palazzo Chiericati) si precisarono già i caratteri essenziali della sua pittura: ricchezza del colore, in particolare il prezioso blu, sciolto dispiegarsi delle forme, un estremo nonché manierato rigore nel definire i particolari e un soffuso senso di languore che aggiunge alle composizioni una nota di raffinata e leziosa preziosità, propria del rococò europeo.

Al gusto di Sebastiano Ricci e del Tiepolo, per plasticità formale e freschezza del colore, appartengono la pala con i Santi Pietro e Paolo e Pio V che adorano la Vergine (Vicenza, chiesa di Santa Corona) e il Giuramento di Annibale (Milano, Pinacoteca di Brera)
Intorno agli anni venti del ‘700 la sua personalità si delineò con più precisione, rivelando un carattere vigoroso e monumentale negli affreschi. Nel 1720 dipinse Il martirio di san Tommaso per la chiesa di San Stae e tra il 1722 e il 1730 lavorò a quattro tele di un ciclo molto più ampio (in tutto erano ventiquattro) dei Tombeaux des Princes ideato da Owen McSwiney, in cui erano rappresentati alcuni dei più celebri uomini della storia britannica. Alla stessa realizzazione furono chiamati anche Canaletto, Marco Ricci e Sebastiano Ricci, Giovanni Battista Cimaroli ed altri artisti veneziani e bolognesi.

Visione di sant'Antonio da Padova, 1730 circa, San Diego Museum of Art, California, Stati Uniti
Visione di sant'Antonio da Padova, 1730 circa, San Diego Museum of Art, California, Stati Uniti

Negli stessi anni la composizione delle figure diventò più matura, il lavoro sulla resa del chiaroscuro si può dire ultimato, lo studio sui colori rivela la capacità di usarli in modo contrapposto e vivace, la resa dei particolari divenne molto più precisa; di questo sono testimonianza opere come Santi Pietro e Paolo e Pio V che adorano la Vergine (Vicenza, chiesa di Santa Corona). Per tutta la vita alterna il filone devozionale a quello storico e mitologico. Seguirono, nel decennio 1730-1740, alcuni capolavori come La Natività (Rovigo, Accademia dei Concordi), la Continenza di Scipione (Parigi, Museo del Louvre) e le allegorie del soffitto di Ca' Pesaro a Venezia.

A Brescia sono presenti nella chiesa di San Gaetano la splendida Estasi di sant'Andrea Avellino del 1742 e un'altra tela nella chiesa di Sant'Orsola. In provincia sue opere nella Parrocchiale di Manerbio con una bellissima Deposizione e nella cappella di Palazzo Lechi a Montirone la Contemplazione della Vergine.

Un certo ripiegamento sui valori sicuri del passato denunciano le opere più mature, quali il Martirio di santa Esteria (Bergamo, Duomo), l'Allegoria delle Scienze e delle Arti (Valdagno, Collezione Marzotto), La famiglia (collezione privata), e l'Annunciazione del 1757 delle Gallerie veneziane; in esse troviamo anche un ritorno ai colori più bui e caldi, spesso con la presenza del prezioso blu.

Tra i suoi discepoli va ricordato il valtellinese Cesare Ligari il cui capolavoro spiccatamente venezianeggiante e pittoniano è conservato a Palazzo Malacrida a Morbegno, antico borgo porta della Valtellina, fu grazie all'intermediazione del Ligari che giunse nella Collegiata morbegnese la pala del Pittoni raffigurante La Vergine col Bambino e San Filippo Neri.

Insieme a Giambattista Tiepolo e a Giovanni Maria Morlaiter fondò l'Accademia di belle arti di Venezia di cui fu presidente per numerosi anni insegnando come professore fino alla sua morte[4].

Annunciazione, 1757, Gallerie dell'Accademia, Venezia
Annunciazione, 1757, Gallerie dell'Accademia, Venezia
Bacco e Arianna, 1720-1730, olio su tela, 171 x 130 cm, Museo nazionale di Varsavia
Bacco e Arianna, 1720-1730, olio su tela, 171 x 130 cm, Museo nazionale di Varsavia

Pittoni morì a Venezia il 6 novembre del 1767. La sua tomba si trova nella chiesa di San Giacomo dall'Orio[5].


Opere


Lo stesso argomento in dettaglio: Opere di Giovanni Battista Pittoni.

Le opere dell'artista non sono quasi mai firmate o datate. Molte delle opere sono andate disperse e distrutte durante le due guerre mondiali. Opere di Pittoni sono esposte in tutto il mondo in alcuni dei maggiori musei, tra cui il Louvre di Parigi, l'Ermitage di San Pietroburgo, la National Gallery di Londra, il Metropolitan Museum of Art a New York, la Pinacoteca di Brera. Le opere più preziose di Pittoni sono quelle di piccole dimensioni, che curava con maggior passione, che raffigurano Madonne con Bambino o recanti il tipico colore "blu Pittoni", quale per esempio la Testa della Vergine.


Note


  1. Alberto Craievich, PITTONI, Giambattista, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 84, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015.
  2. Alice Binion, Pittoni, Giambattista, su Grove Art Online / Oxford Art Online, Oxford University Press. (iscrizione richiesta)
  3. Dwight C. Miller, Review of: Franca Zava Boccazzi, Pittoni: L'opera completa, in Art Bulletin, 64 (4), 1982, pp. 672-673, DOI:10.1080/00043079.1982.10788037. (iscrizione richiesta)
  4. Elisa Viola, L'Accademia di Venezia: i maestri, le collezioni, le sedi, Venezia, Marsilio, 2005, ISBN 978-88-317-8655-3.
  5. Eliot Wooldridge Rowlands, The collections of The Nelson-Atkins Museum of Art: Italian paintings, 1300-1800, Kansas City, MO, Nelson-Atkins Museum of Art, 1996.

Bibliografia



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[de] Giovanni Battista Pittoni

Giovanni Battista oder Giambattista Pittoni (* 6. Juni[1] 1687 in Venedig; † 17. November 1767 ebenda) war ein italienischer Maler und Zeichner des Spätbarock und Rokoko. Er war mit Sebastiano Ricci, Tiepolo, Piazzetta und den Vedutisten Canaletto und Francesco Guardi ein Hauptvertreter des venezianischen Rokoko.

[en] Giambattista Pittoni

Giambattista Pittoni or Giovanni Battista Pittoni (6 June 1687 – 6 November 1767) was a Venetian painter of the late Baroque or Rococo period.[1] He was among the founders of the Academy of Fine Arts of Venice, of which in 1758 he became the second president, succeeding Tiepolo.[2]

[es] Giovanni Battista Pittoni

Giovanni Battista Pittoni (Venecia, 6 de junio de 1687-16 de noviembre de 1767)[1] fue un pintor italiano. Destacó como autor de temas religiosos, históricos y mitológicos. Aunque nunca salió de Italia, trabajó para las cortes sueca, austríaca y alemana.

[fr] Giovanni Battista Pittoni

Giovanni Battista Pittoni ou Giambattista Pittoni (Venise, 1687-1767) est un peintre italien rococo, qui a été actif dans sa ville natale au XVIIIe siècle.
- [it] Giovanni Battista Pittoni

[ru] Питтони, Джамбаттиста

Джованни Баттиста Питтони, Джамбаттиста Питтони (итал. Giovanni Battista Pittoni, Giambattista Pittoni; 6 июня 1687, Венеция — 16 ноября 1767, Венеция) — итальянский художник эпохи позднего барокко венецианской школы, живописец и мастер фресковых росписей в архитектуре. Наряду с Себастьяно Риччи, Джованни Баттиста Тьеполо, Джованни Баттиста Пьяцеттой и ведутистами Каналетто и Франческо Гварди он был одним из главных представителей оригинального стиля венецианского рококо[1].



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