Nato a Bologna, si trasferì nel 1817 a Venezia per studiare con il pittore Liberale Cozza e poi con Teodoro Matteini, dell'Accademia di Belle arti. Divise il proprio studio con Francesco Hayez che lo ritrasse nella figura del messaggero nel dipinto Pietro Rossi prigioniero degli Scaligeri (1818) e in gara con Hayez e altri pittori Lipparini dipinse la sua prima opera importante, il Filottete ferito (1820).
Per studiare le opere degli artisti del passato, dal 1821 viaggiò a Roma, a Napoli, a Firenze e a Parma. Tornato a Venezia nel 1823, dipinse un neoclassico Giuramento degli Orazi e una Maria Maddalena orante nel deserto, acquistato dal principe Felice Baciocchi. Presentati a Bologna, i dipinti gli procurarono la nomina a socio onorario dell'Accademia bolognese di Belle arti.
Il presunto ritratto di Lipparini eseguito da Tranquillo Cremona
A Venezia, nell'aprile del 1824 sposò la pittrice di paesaggi Anna Matteini (1782-1878), figlia di Teodoro, che gli diede tre mesi dopo la figlia Elisabetta: i Lipparini vennero rappresentati quello stesso anno nel suo Ritratto di famiglia.[1] Numerosi i ritratti eseguiti dal Lipparini, anche per importanti personaggi quali il principe di Metternich o il maresciallo francese Auguste Marmont, oltre a tre versioni del suo protettore Leopoldo Cicognara, «una delle sue opere più riuscite per finezza d'introspezione psicologica».[2]
Nel 1831 morì il suocero Teodoro Matteini e Lipparini gli succedette nella cattedra di figura all'Accademia di Venezia. Dalla seconda metà degli anni Trenta, seguendo le tracce di Francesco Hayez, l'interesse di Lipparini si volse alla storia medievale, come testimoniano il Marin Faliero del 1835 o il Vittore Pisani liberato dal carcere del 1840, ordinatogli dall'imperatore d'Austria Ferdinando I. Di quell'anno è anche la pala d'altare per la chiesa triestina di S. Antonio Nuovo Le sante martiri aquileiesi Eufemia, Tecla, Erasma e Dorotea, «caratterizzata da forme nitide e smaltate e da un impianto scenografico memore della grande tradizione pittorica bolognese, di cui Antonio Basoli era stato l'ultimo rappresentante».[2]
Un altro tema toccato da Lipparini fu la moderna rivoluzione greca, vista con favore tanto dai liberali che dagli assolutisti, come il Costantino Ipsilanti, eseguito per Francesco Arese, il Suliotto che medita sulle condizioni della patria, per la granduchessa Elena di Russia, La morte di Marco Botzaris, per il Metternich, o Una barca dei greci, per Maria Elisabetta di Savoia-Carignano.
Lipparini occupò la cattedra di pittura all'Accademia veneziana nel 1847, a seguito della morte di Odorico Politi, avvenuta l'anno prima. Tra i suoi allievi si contano i pittori Antonio Rotta, Pompeo Marino Molmenti e Tranquillo Cremona. Il Cremona eseguì nel 1858, due anni dopo la morte del Lipparini, un ritratto d'uomo nel quale lo storico Giorgio Nicodemi nel 1933 volle identificare Ludovico Lipparini. L'attribuzione fu successivamente messa in dubbio.[3]
Opere
Filottete ferito, 1820
Filottete ferito, palazzo Treves de Bonfili, Venezia, 1820
Il giuramento degli Orazi, collezione privata, 1824
Maria Maddalena orante nel deserto, collezione privata, 1824
Ritratto di Gioacchino Rossini, collezione privata, 1824
Ritratto di famiglia, collezione privata, 1824
La famiglia del signor Filippo Panni bolognese, collezione privata, 1825
Ritratto del prof. Antonio Basoli pittore, collezione privata, 1825
La principessa Elisa Napoleona Baciocchi, collezione privata, 1825
Ritratto di Leopoldo Cicognara, Gallerie dell'Accademia, Venezia, 1825
Il beato Angelo da Acri, chiesa di San Giuseppe dei cappuccini, Bologna, 1825
La stanza del pittore Francesco Francia visitato da Giovanni Bentivoglio II, collezione privata, 1826
Erigone, collezione privata, 1827
Leopoldo Cicognara, 1825
Leda con Giove trasformato in toro, collezione privata, 1827
La morte di Camilla, collezione privata, 1827
Socrate scopre Alcibiade nel gineceo, palazzo Treves de Bonfili, Venezia, 1829
San Matteo, chiesa della Madonna della Salute, Venezia, 1830
Il principe di Metternich, palazzo Treves de Bonfili, Venezia, 1830
Il conte di Kolowrat, palazzo Treves de Bonfili, Venezia, 1830
Iacopo e Giuseppe Treves, palazzo Treves de Bonfili, Venezia, 1830
Ritratto di Auguste-Frédéric-Louis Viesse de Marmont, Gallerie dell'Accademia, Venezia, 1830
L'ingegner Milani, palazzo Treves de Bonfili, Venezia, 1830
Il deputato di borsa Aron Isach de Parente, Palazzo della Borsa Vecchia, Trieste, 1830
Costantino Ipsilanti, collezione privata, 1834
Marin Faliero, collezione privata, 1835
Cia degli Ordelaffi, collezione privata, 1835
Morte di Lambro Zavella
La famiglia di Caino, collezione privata, 1837
Suliotto che medita sulle condizioni della patria, collezione privata, 1837
L'arcivescovo Germanos pianta lo stendardo crociato sulla rupe di Calafrita, Galleria d'arte moderna, Milano, 1838
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