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Piero Martina (Torino, 30 dicembre 1912 – Torino, 5 luglio 1982) è stato un pittore, incisore e docente italiano.

Piero Martina
Piero Martina

Biografia



Gli esordi


Piero Martina nasce a Torino nel 1912 in una famiglia di fotografi: apprende l'arte della fotografia nello studio paterno dove si eseguono foto industriali, di gruppo e ritratti. Questa esperienza risulta essere importante e formativa per il suo futuro di pittore. Giovanissimo, incomincia a disegnare e a dipingere senza seguire corsi regolari: è attento a quanto avviene nella pittura torinese e si inserisce presto nell'ambiente artistico. Nel corso degli anni trenta si fa assidua la sua frequentazione di artisti, scrittori ed esponenti della cultura. Felice Casorati, Carlo Levi e Francesco Menzio diventano punti di riferimento per la sua formazione artistica e lo incoraggiano a dedicarsi professionalmente alla pittura. È proprio di quegli anni l'amicizia con Carlo Mollino, Italo Cremona, Sergio Solmi, legame che diventerà successivamente sempre più stretto e approfondito. Il 1936 è un anno importante in quanto incomincia a dipingere nello studio di Corso Regina Margherita, che avrà un ruolo centrale nella sua produzione artistica, e che sarà il suo luogo di lavoro fino al 1971. Dello studio rimangono le fotografie realizzate tra il '39 e gli anni del dopoguerra da Carlo Mollino che sono successivamente esposte in parecchie mostre dedicate all'amico architetto-fotografo.

Piero Martina nello studio di Corso Regina Margherita a Torino, 1942.
Piero Martina nello studio di Corso Regina Margherita a Torino, 1942.

Dopo aver avviato la sua attività espositiva partecipando ad una collettiva presso la Società Promotrice di Belle Arti di Torino nel 1935, nel 1938 tiene la prima mostra personale alla Galleria Genova con Umberto Mastroianni, presentata in catalogo da Carlo Levi[1]. Questa prima mostra richiama l'attenzione della critica e del collezionismo più attento; alcuni quadri sono acquistati da Emilio Jesi e da Alberto della Ragione (la cui collezione è ora di proprietà del Comune di Firenze Museo Novecento). Seguono tra il ’39 e il ’43 le personali alla Galleria La Zecca, di Torino, diretta da Felice Casorati ed Enrico Paolucci con lo scopo di promuovere i giovani artisti; e alla Galleria Barbaroux di Milano, nel 1940[2], entrambe presentate da Sergio Solmi; infine al Fiore di Firenze nel 1943 con un testo di Michelangelo Masciotta[3].


Alla Biennale Internazionale d'Arte di Venezia


Nel 1940 l'opera La camera del collezionista gli vale un riconoscimento al Premio Bergamo che lo porta, insieme alla partecipazione ad esposizioni collettive, a raggiungere una certa considerazione a livello nazionale al punto da essere invitato per la prima volta, nel 1942, alla Biennale di Venezia[4],[5].

Nel 1943, in seguito ai bombardamenti su Torino che distruggono la sua casa, trascorre alcuni mesi ad Alassio, ospite di Carlo Levi e a Firenze, dove frequenta l'ambiente degli artisti e intellettuali che si ritrovano nel noto Caffè delle Giubbe Rosse. Sempre nel 1943 partecipa per la prima volta alla Quadriennale[6] d'Arte di Roma. Viene poi ospitato dall'amico scultore Ferdinando Gammelli in Abruzzo, dove incontra Adelia Cutò: si sposano nel 1944 a Nereto e insieme fanno ritorno nella Torino occupata dai tedeschi. Nella città, ricca di iniziative culturali dell’immediato dopoguerra, nel 1946 fa parte del gruppo di giovani intellettuali e artisti che curano l’allestimento del Woyzeck di Georg Büchner e di Nozze di sangue di Garcia Lorca al Teatro Gobetti entrambi per la regia di Vincenzo Ciaffi. Nell’anno successivo è tra gli espositori del Premio Torino e di altre mostre collettive non solo in Italia ma anche all'estero.

Nel 1950 si trasferisce a Roma, dove rimane per quasi due anni, dipingendo nello studio di Via Margutta. Sono gli anni del realismo e dell'impegno: Martina si reca nel Sud Italia, in Puglia, a dipingere la realtà contadina; e rappresenta il lavoro in fabbrica attraverso una serie di opere dedicate alle tessitrici. Nel 1951 alla Galleria Il Pincio espone in una sua personale, presentata da Carlo Levi[7], le opere realizzate in Puglia, mentre alla Biennale di Venezia del 1952[8] espone Le tessitrici, opera realizzata partendo da attenti studi dal vero condotti presso la manifattura Mazzonis, che testimoniano la sua posizione di impegno in Italia dal 1930 al 1945 e di partecipazione al dibattito artistico e politico di quegli anni. Due opere raffiguranti Le tessitrici appartengono alla collezione d'arte della Direzione Nazionale della CGIL. Nel 1956 è presente con una sala personale alla XXVIII Biennale di Venezia, dove espone un insieme di opere di impronta realista, presentate in catalogo da Massimo Mila[9]. In questi anni si fa assidua la sua partecipazione ai premi nazionali di pittura: nel 1959 si aggiudica il Premio Sardegna, nel 1960 vince il Premio Arezzo[10] e nel 1962 il Premio Autostrada del Sole. A Ferrara è presente alla mostra Rinnovamento dell’arte in Italia[11] dal 1930 al 1945.

Nel 1962 è invitato per la settima volta alla Biennale di Venezia[12] con una sala personale; spetta a Velso Mucci il compito di presentare i cicli dei “Nudi distesi” e dei “Nudi nella vigna”, che sono all’origine di una nuova stagione della sua pittura, che si caratterizza per l'introduzione delle carte, del collage e per le più intense stratificazioni cromatiche e materiche. In questi anni realizza alcune opere decorative collocate in edifici pubblici, come il grande pannello (collage e tecniche miste) per la sala di rappresentanza della sede del grattacielo RAI di Torino.


L'ultimo periodo


Negli anni Sessanta prosegue la sua attività con ulteriore intensità: nel 1967 le sale del Piemonte Artistico Culturale di Torino accolgono un’importante mostra personale che documenta tre decenni di attività artistica ed è accompagnata da una presentazione di Eugenio Montale[13].

Una posizione centrale è occupata dalla nuova produzione di collage e di carte colorate con inserti a tempera e gesso di cui Eugenio Montale sottolinea le valenze mitologiche e letterarie. È il periodo di una intensa attività artistica nella Liguria di Ponente, nell’Imperiese, in particolare a Cervo Ligure nella parte alta del paese, nella casa con giardino che diventa un luogo di lavoro. Attratto dai colori della natura, dipinge nature morte di carciofi montati dalle sfumature violacee, le campanule, le rose e le macchie verdi degli ulivi dalle diverse gradazioni. Il mare, il sole, le insenature, i golfi liguri costituiscono un tema frequente in molte sue opere, già nei quadri degli anni Cinquanta, ma che viene ora sviscerato attraverso pennellate e colpi di spatola sempre più materici ai limiti dell’astrattismo senza tuttavia abbandonare il linguaggio figurativo. La sua ricerca visiva e cromatica si sofferma anche sulla rappresentazione della varietà di pesci offerta dalla località marinara: nature morte di scorfani, aguglie, polpi, calamari, sarpe dai colori vivaci.

Dopo anni di insegnamento presso il Liceo artistico di Torino, 1966 vince la cattedra di ornato-disegnato al Liceo Artistico di Brera a Milano e due anni dopo quella di pittura all’Accademia di Palermo dove rimane fino al trasferimento, avvenuto nel 1969, all’Accademia di Belle Arti di Torino, dapprima come titolare della cattedra di Decorazione e, successivamente, nel 1970 della cattedra di Pittura succedendo a Francesco Menzio. Nel 1973 è nominato Direttore dell’Accademia, incarico che ricopre fino alle dimissioni rassegnate nel 1978 per motivi di salute. Durante gli anni della direzione Martina rinnova la didattica introducendo, accanto agli insegnamenti tradizionali, nuovi corsi allargando in questo modo il ventaglio delle discipline, chiamando noti intellettuali, studiosi e artisti, quali Albino Galvano, Gian Renzo Morteo, Egi Volterrani, per avviare una sperimentazione in linea con le nuove tendenze dei linguaggi dell’arte contemporanea e con le istanze di trasformazione sociale e culturale manifestate dalle nuove generazioni.

Nel 1980 la Regione Piemonte e la Città di Torino promuovono l’importante antologica curata da Paolo Fossati e allestita a Palazzo Chiablese[14].

Dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1982, l’Accademia Albertina di Belle Arti gli dedica due mostre: la prima nel 1984, curata da Lorenzo Guasco, "Omaggio a Piero Martina", promossa dalla Provincia di Torino[15]; la seconda nel 2003 "Percorsi di pittura dagli anni trenta agli anni settanta" a cura di Maria Teresa Roberto, sostenuta dalla Regione Piemonte, dalla Provincia di Torino e dalla Città di Torino[16]. Nel 2012 l’Archivio di Stato di Torino ospita la mostra “La metamorfosi del reale” organizzata per i cento anni dalla nascita dell’artista, promossa dalla Regione Piemonte, dalla Provincia di Torino e dalla Città di Torino, curata da Francesco Poli[17].


Premi e riconoscimenti



Mostre personali



Selezione Mostre Collettive



Note


  1. Galleria Genova, Piero Martina Umberto Mastroianni, catalogo, 1938
  2. Galleria Barbaroux, Piero Martina, catalogo,1940
  3. catalogo Galleria Il Fiore, Firenze
  4. XXIII Esposizione Biennale Internazionale d’Arte, catalogo, Venezia, 1942
  5. XXIV Esposizione Biennale Internazionale d’Arte, Venezia, catalogo, 1948
  6. IV Quadriennale Nazionale d’Arte, catalogo, Roma, 1943
  7. Piero Martina, catalogo Galleria Il Pincio, 1951. Cat.: Carlo Levi
  8. XXVI Esposizione Biennale Internazionale d’Arte, catalogo, Venezia, 1952
  9. XXVIII Esposizione Biennale Internazionale d’Arte, Venezia, 1956. Cat.: Massimo Mila
  10. Premio Arezzo di pittura, catalogo
  11. Mostra del rinnovamento dell’arte in Italia dal 1930 al 1945, giu. 1960. Cat: Raffaele De Grada
  12. XXXI Esposizione Biennale Internazionale d’Arte, catalogo, 1962
  13. Piemonte Artistico Culturale, 30 anni di pittura di Piero Martina, catalogo 1967
  14. Palazzo Chiablese, Piero Martina, catalogo Regione Piemonte, 1980
  15. Renzo Guasco, Mostra omaggio all’Accademia Albertina, catalogo, Torino, 1984
  16. Maria Teresa Roberto, "Percorsi di pittura dagli anni trenta agli anni settanta", catalogo Torino, 2003
  17. Francesco Poli, "Piero Martina 1912/2012. La Metamorfosi del reale". Archivio di Stato di Torino, catalogo, 2012

Bibliografia



Collegamenti esterni


https://www.treccani.it/enciclopedia/pietro-martina_(Dizionario-Biografico)/

http://asac.labiennale.org/it/documenti/mediateca/ava-ricerca.php?scheda=76212&nuova=1&Sidsupporto=76212&ret=%2Fit%2Fricerca%2Fricerca-persona.php%3Fp%3D419817%26c%3Dd

http://asac.labiennale.org/it/documenti/fototeca/ava-ricerca.php?scheda=63185&nuova=1&Sidopus=63185&ret=%2Fit%2Fdocumenti%2Fmediateca%2Fava-ricerca.php%3Fscheda%3D45615%26nuova%3D1%26Sidsupporto%3D45615%26ret%3D%252Fit%252Fdocumenti%252Ffototeca%252Fsem-ricerca.php%253Fscheda%253D62653%2526p%253D1

https://www.lastampa.it/cultura/2012/12/06/news/piero-martina-e-i-suoi-amici-1.36349414

https://www.unioneculturale.org/2021/01/a-75-anni-dal-woyzeck-omaggio-a-vincenzo-ciaffi/

http://www.quadriennalediroma.org/arbiq_web/index.php?sezione=artisti&id=6781&ricerca=

https://www.thymagazine.it/carlo-mollino-mostra-camera-torino/

http://www.fondazionecorrente.org/wp-content/uploads/Inventario.pdf

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