Il Museo Civico e Diocesano d'Arte Sacra aveva sede nel Palazzo del Comune, o dei Priori di Colle di Val d'Elsa, risalente ai secoli XIII - XIV ma da qualche anno è stato spostato nei locali del Conservatorio di San Pietro in Via Gracco del Secco.
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Museo Civico e Diocesano d'Arte Sacra | |
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Ubicazione | |
Stato | ![]() |
Località | Colle di Val d'Elsa |
Indirizzo | Via Gracco del Secco |
Coordinate | 43°25′16.94″N 11°06′45.41″E |
Caratteristiche | |
Tipo | arte |
Istituzione | 2017 |
Visitatori | 335 (2020) |
Sito web | |
Modifica dati su Wikidata · Manuale |
Il Museo così come è attualmente si è formato nel 1995 grazie alla fusione dei Musei civico e diocesano della città, con nuovo nome: Museo San Pietro.
Il percorso espositivo occupa tre sale.
Nella prima grande sala troviamo opere per la maggior parte appartenenti al Sei e Settecento tra cui spiccano i nomi di Alessandro Casolani, Arcangelo Salimbeni, Sebastiano Folli, Bernardino Mei, Pier Dandini, Mario Balassi (Santa Cecilia) e altri. Sempre nella prima sala è presente un crocifisso ligneo policromo, della fine del XIII secolo, opera di Marco Romano, attivo a Venezia, Cremona e Siena.
Cospicua anche la dotazione di opere ottocentesche e del primo novecento, con opere di Gennaro Landi e dei colligiani Vittorio Meoni, Antonio Salvetti e Ferruccio Manganelli.
La seconda sala è una vera e propria piccola, preziosa raccolta di opere dei cosiddetti primitivi, su fondo oro: su tutti spicca la splendida Maestà dell'anonimo Maestro di Badia a Isola, così chiamato per la provenienza dell'opera, la Badia dei Santi Salvatore e Cirino, presso Monteriggioni; altre opere appartengono a Segna di Bonaventura (tavola raffigurante la Madonna col Bambino), Cennino Cennini, Pier Francesco Fiorentino (Madonna con Bambino con i santi Onofrio, Antonio abate, Bernardino, Stefano, Maria Maddalena, ottavo - nono decennio del XV secolo, proveniente dalla Venerabile Arciconfraternita della Misericordia), Pseudo Ambrogio di Baldese (Lippo d'Andrea?) e altri.
Notevole anche un Compianto su Cristo morto di Ridolfo del Ghirlandaio.
L'opera più importante di questa sala, forse anche di tutta la collezione del Museo è il cosiddetto Tesoro di Galognano: si tratta di un rarissimo corredo eucaristico in argento, formato da quattro calici, una patena e un cucchiaio, che costituisce la testimonianza della esistenza di una comunità cristiana di etnia ostrogota, del VI secolo d.C. Il fortuito ritrovamento avvenne in località Pian dei Campi.
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