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Il Museo di belle arti della Virginia (Virginia Museum of Fine Arts o VMFA) è una galleria d'arte di Richmond, negli Stati Uniti d'America, aperta nel 1936.

The Virginia Museum of Fine Arts
Ubicazione
Stato Stati Uniti
LocalitàRichmond
Indirizzo200 N. Arthur Ashe Boulevard
Coordinate37°33′25.13″N 77°28′26.26″W
Caratteristiche
TipoArte
Istituzione27 marzo 1934 e 1934
Fondatori
  • Virginia General Assembly
  • John Barton Payne
Apertura27 marzo 1934
DirettoreAlex Nyerges
Visitatori410 734 (2021)
Sito web

Proprietario e gestore del museo è lo Stato della Virginia, mentre donazioni private, fondazioni e fondi sono utilizzati per sostenere programmi specifici e per tutte le acquisizioni di opere d'arte, oltre che come risorsa supplementare.[1] L'ingresso è gratuito, tranne che per le mostre speciali. Si tratta di uno dei primi musei nel sud degli Stati Uniti d'America ad essere gestito con fondi dello stato.

Il VMFA e l'adiacente Virginia Historical Society sono i pilastri del "Distretto museo" di Richmond (conosciuto anche come "West of Boulevard").[2]


Storia



Origini


Le origini del Museo di belle arti della Virginia risalgono al 1919, quando lo stato della Virginia ricevette una donazione di 50 dipinti da John Barton Payne, giudice e illustre cittadino dello stato. Payne, in collaborazione con il governatore della Virginia John Garland Pollard e la Works Projects Administration, nel 1932 ottenne un finanziamento federale per il museo, che si aggiunse a quello statale.[3] Finalmente, per la costruzione del museo fu scelto un sito sul Boulevard di Richmond. Il sito si trovava sull'angolo di un'area che occupava sei isolati contigui ed ospitava un ricovero per i veterani della guerra civile americana, che forniva anche servizi alle loro mogli e figlie: lo stato ne aveva acquisito la proprietà in cambio di uno stanziamento a favore del ricovero.[4]

L'edificio principale fu progettato dallo studio Peebles and Ferguson Architects di Norfolk, e il suo stile è stato descritto a volte come revival coloniale, a volte come barocco inglese, con elementi ispirati a Inigo Jones e Christopher Wren.[5] Il progetto originale prevedeva un edificio a due ali, ma soltanto la porzione centrale fu realizzata.[6] Il museo aprì il 16 gennaio 1936.[6]


Espansione ed acquisizioni


L'Uovo di Pietro il Grande. fabbricato da Fabergé, fu donato al museo nel 1947.
L'Uovo di Pietro il Grande. fabbricato da Fabergé, fu donato al museo nel 1947.

Nel 1947 fu donata al VMFA la Collezione Lillian Thomas Pratt, formata da circa 150 oggetti di gioielleria di Peter Carl Fabergé ed altri laboratori russi, tra i quali la più grande collezione di Uova Fabergé al di fuori della Russia.[7] Sempre nel 1947 il museo ricevette la "T. Catesby Jones Collection of Modern Art". Negli anni cinquanta giunsero altre donazioni, da Adolph D. Williams e Wilkins C. Williams, e da Arthur e Margaret Glasgow, in particolare, vennero i primi fondi utilizzati per acquisizioni.

Leslie Cheek Jr., il cui padre costruì il Cheekwood Botanical Garden and Museum of Art, divenne direttore del museo nel 1948.[8] La sua direzione si distinse per aver avuto un notevole impatto sullo sviluppo dell'istituzione; il suo necrologio nel New York Times osservò che egli "trasformò [il VMFA] da una piccola galleria locale a un centro culturale di fama nazionale."[8][9]

Tra le innovazioni di Cheek vi furono, nel 1953, la prima "Artmobile" al mondo, un autoarticolato che ospitava mostre destinate alle zone rurali (utilizzato prima che esistessero musei locali); e nel 1960 l'introduzione delle prime aperture serali in un museo d'arte, per renderlo accessibile a un pubblico più vasto.[10]

In questo periodo Cheek coltivò un certo grado di spettacolarizzazione negli allestimenti; ad esempio, drappeggi in velluto per l'installazione della collezione Fabergé, l'ambientazione "da tomba" delle collezioni egizie, e l'uso di musica per creare l'atmosfera adatta nelle sale.[3][10][11][12] Fu durante il mandato di Cheek come direttore che, nel 1954, fu costruito il primo ampliamento del museo, su progetto dello studio Merrill C. Lee, Architects, di Richmond. La nuova ala, finanziata in parte da Paul Mellon, comprendeva anche un teatro, con l'obiettivo di riunire le arti figurative e quelle dello spettacolo in un unico edificio.[3]


Ampliamenti successivi


Il secondo ampliamento, l'ala sud, fu progettato dallo studio Baskervill & Son Architects di Richmond e completato nel 1970. Comprendeva quattro nuove gallerie permanenti e un'ampia galleria per l'esposizione di oggetti presi in prestito, una nuova biblioteca, un laboratorio fotografico, magazzini e uffici. Una donazione in denaro del 1971, da Sydney e Frances Lewis di Richmond, permise l'acquisizione di oggetti e arredamenti art nouveau.

Nel 1976 fu completato un terzo ampliamento, l'ala nord, progettato dallo studio Hardwicke Associates, Inc., Architects di Richmond. Adiacente ad esso fu costruito un giardino con sculture e una fontana a cascata dell'architetto paesaggista Lawrence Halprin.[13]. L'ala nord serviva da nuovo ingresso principale per il museo, con un ingresso separato per il teatro; conteneva inoltre tre nuove gallerie, di cui due per mostre temporanee e una per la collezione art nouveau della famiglia Lewis, una sala da pranzo, un negozio e altri servizi per i visitatori. Ma le pareti ricurve dovute alla sua forma "a fagiolo" si dimostrarono poco funzionali e inadatte all'uso previsto, e ciò ebbe un peso notevole nella successiva decisione di sostituirla con un nuovo edificio.[3][5] L'ala nord fu infatti demolita per lasciare spazio all'ala McGlothlin del 2010.

Negli anni seguenti, le famiglie Lewis e Mellon offrirono importanti donazioni dalle loro ampie collezioni private, e aiutarono a reperire i fondi necessari per ospitarle. Nel dicembre 1985 il museo aprì il suo quarto ampliamento, l'ala ovest, della superficie di 8400 m2.[14] Furono i Lewis a scegliere il progettista, lo studio Hardy Holzman Pfeiffer Associates di New York, dopo che questo ebbe progettato la sede centrale della Best Products, una catena di negozi di cui i Lewis erano proprietari. L'ala ovest ora ospita le collezioni Lewis e Mellon.


Riprogettazione dell'area


La sede del Pauley Center, già Home for Confederate Women
La sede del Pauley Center, già Home for Confederate Women

All'inizio degli anni 1990 le attività della Confederate Home for Women erano cessate, e le ultime residenti si erano trasferite altrove.[15] Nella ex residenza femminile, nel 1999 aprì il Center for Education and Outreach (ora Pauley Center), comprendente l'Office of Statewide Partnerships del museo. Alla fine, la parte restante dell'area che ospitava i servizi per i veterani, già di proprietà dello stato, fu trasferita al Museo, che poté così mettere a punto, a partire dal 2001, un progetto unitario per l'intera area, che aveva la superficie complessiva di circa 55.000 m2, ed era collocata in una parte della città che per il resto era interamente edificata.[3]

Nel maggio 2010 il museo inaugurò un ampliamento dei suoi edifici del costo di 150 milioni di dollari,[16] con una superficie aggiuntiva di 15.300 m2, equivalenti a un aumento degli spazi espositivi di quasi il 50%. Mentre l'ala del 1976 era orientata all'interno verso un parcheggio, la nuova ala riportò l'ingresso verso il Boulevard, oltre a riaprire l'ingresso originale del 1936. Il progetto comprende un atrio dell'altezza di tre piani, intitolato a Louise B. e J. Harwood Cochrane, con una vetrata alta 12 metri verso est e ampie pareti in vetro verso ovest, e una copertura in parte realizzata in vetro.[17] L'edificio fu costruito su progetto congiunto dell'architetto londinese Rick Mather e dello studio SMBW Architects di Richmond, mentre la progettazione degli spazi esterni fu affidata allo studio OLIN di Filadelfia.[16] Gli spazi esterni comprendevano un nuovo giardino con sculture intitolato ai filantropi E. Claiborne e Lora Robins.[16] La nuova ala è intitolata a James W. e Frances G. McGlothlin, finanziatori del museo; è dedicata principalmente all'arte americana, e per sostenere l'installazione e l'interpretazione delle sue collezioni americane il museo ricevette nel 2008 una donazione di 200.000 dollari dalla Fondazione Luce.[18] L'ampliamento fu premiato con uno dei RIBA International Award per l'architettura 2011.[19]


Collezioni permanenti


Il Museo ha suddiviso le sue collezioni enciclopediche in diversi ampi dipartimenti, che corrispondono largamente alle gallerie:[20][21]

Nel 2005 la famiglia McGlothlin promise un lascito della sua collezione di arte americana e sostegno economico, per un valore stimato di oltre 100 milioni di dollari.
Nel 1970 Ailsa Mellon Bruce donò circa 450 oggetti decorativi di provenienza europea, tra cui un gruppo di scatole in oro, porcellana e smalto del XVIII e XIX secolo.
Dalle donazioni di Paul Mellon's vennero opere dell'impressionismo e del post-impressionismo francese e una collezione di arte britannica comprendente opere di soggetto venatorio ed equestre, pervenuta al Museo nel 1983. Alla sua morte nel 1999, Mellon lasciò al Museo altre opere francesi e britanniche, tra cui cinque dipinti di George Stubbs.

Galleria d'immagini



Note


  1. (EN) Agency Strategic Plan 2010-2012, su vaperforms.virginia.gov, Virginia Performs. URL consultato il 10 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 5 gennaio 2011).
  2. (EN) History of the Museum District, su Museum District Website, Museum District Association (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2011).
  3. (EN) Edwin Slipek Jr., Open Indulgence, in Style Weekly, 30 marzo 2010. URL consultato il 27 febbraio 2011.
  4. (EN) About the Robert E. Lee Camp Confederate Soldiers' Home, su Library of Virginia Website, Library of Virginia. URL consultato il 28 febbraio 2011.
  5. (EN) Richard Guy Wilson, Buildings of Virginia: Tidewater and Piedmont, Oxford University Press, 2002, pp. 262, 270, ISBN 0-19-515206-9.
  6. (EN) Charles E. Brownell, et. al., The Making of Virginia Architecture, Virginia Museum of Fine Arts / University Press of Virginia, 1992, p. 382, ISBN 0-917046-33-1.
  7. (EN) Faberge Factsheet, su vmfa.state.va.us, VMFA (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2011).
  8. (EN) Leslie Cheek Jr., 84; Led Virginia Museum, in New York Times, 8 dicembre 1992. URL consultato il 27 febbraio 2011.
  9. (EN) Leslie Cheek, Jr., su arthistorians.info. URL consultato l'8 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 24 marzo 2018).
  10. (EN) Art: Cheek's Changes, in Time Magazine, 7 dicembre 1959. URL consultato il 27 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2011).
  11. (EN) Elizabeth O' Leary, et. al., American Art at the Virginia Museum of Fine Arts, University of Virginia Press, 2010, pp. 1–9, ISBN 978-0-917046-93-3.
  12. (EN) Anne Barriault, Enriched Collections, in Apollo, 24 aprile 2010.
  13. (EN) Virginia Museum of Fine Arts Sculpture Garden, su Historic American Buildings Survey, Library of Congress. URL consultato il 27 febbraio 2011.
  14. (EN) Harry Kollatz Jr., The West Wing Opens, in Richmond Magazine, maggio 2010. URL consultato il 27 febbraio 2011.
  15. (EN) AP, For Richmond's Confederate Home for Women, It's Finally Appomattox, in New York Times, 25 agosto 1989. URL consultato il 27 febbraio 2011.
  16. (EN) Débuts, in Museum, vol. 89, n. 4, Washington D.C., USA, American Association of Museums, luglio-agosto 2010, p. 17.
  17. (EN) Expansion Fact Sheet [collegamento interrotto], su mediaroom.vmfa.museum, Virginia Museum of Fine Arts. URL consultato il 23 luglio 2010.
  18. (EN) American Art: Recent Grants- 2008, su hluce.org, Henry Luce Foundation. URL consultato il 23 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 18 luglio 2010).
  19. (EN) RIBA International Award winners 2011 announced, su May 19, 2011, RIBA. URL consultato il 24 maggio 2011 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2011).
  20. (EN) About the Collection: Curators, su VMFA Website. URL consultato il 27 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 22 dicembre 2010).
  21. (EN) Collections, su VMFA Website. URL consultato il 27 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 21 febbraio 2011).
  22. African Art Collection Factsheet, su VMFA Website, VMFA. URL consultato il 2 marzo 2011 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2011).
  23. (EN) Silvia Yount, Introduction, in American Art at the Virginia Museum of Fine Arts, University of Virginia Press, 2010.
  24. (EN) Roy Proctor, Under 'Splendors' Spell, in Richmond Times-Dispatch, 23 maggio 1999.
  25. Ancient Art Factsheet, su VMFA Website (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2011).
  26. Classical Department displays 2,700-year-old mummy, in The Collegian, 26 febbraio 2009. URL consultato il 27 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2011).
  27. http://www.apollo-magazine.com/features/5939988/part_3/enriched-collections.thtml
  28. Himalayan Factsheet [collegamento interrotto], su VMFA Website, Virginia Museum of Fine Arts.
  29. VMFA, Installation of the Indian Garden Pavilion (time-lapse), su youtube.com, Youtube. URL consultato il 1° marzo 2011.
  30. Elizabeth Murray, Jennifer Bartlett, in Bomb, Fall 2005.

Altri progetti



Collegamenti esterni


Controllo di autoritàVIAF (EN) 148748621 · ISNI (EN) 0000 0001 2181 2743 · ULAN (EN) 500310718 · LCCN (EN) n79046025 · GND (DE) 1024775-0 · BNE (ES) XX146741 (data) · BNF (FR) cb123291762 (data) · J9U (EN, HE) 987007269565205171 · WorldCat Identities (EN) lccn-n79046025
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[de] Virginia Museum of Fine Arts

Virginia Museum of Fine Arts ist ein Kunstmuseum in Richmond.

[en] Virginia Museum of Fine Arts

The Virginia Museum of Fine Arts, or VMFA, is an art museum in Richmond, Virginia, United States, which opened in 1936. The museum is owned and operated by the Commonwealth of Virginia. Private donations, endowments, and funds are used for the support of specific programs and all acquisition of artwork, as well as additional general support.[3]
- [it] Museo di belle arti della Virginia

[ru] Виргинский музей изобразительных искусств

Виргинский музей изобразительных искусств (англ. Virginia Museum of Fine Arts; сокр. VMFA) — художественный музей в городе Ричмонд, штат Виргиния.



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