Del mito di Danae Tiziano dipinge nel corso degli anni varie versioni: questa è la seconda, e si differenzia dalla prima, conservata presso il Museo di Capodimonte a Napoli, per diversi particolari.
Storia
Modelli della Danae sono certamente la perduta Leda di Michelangelo che Tiziano certamente conosceva[1], e poi, sempre di Michelangelo, la Notte, scultura che fa parte del gruppo eseguito per la tomba di Giuliano de' Medici a Firenze. La postura della statua e del dipinto è infatti molto simile, col busto posto frontalmente e le gambe di profilo.
Ma certamente molti altri modelli possono essere citati[2], da quelli presi dalla propria produzione (vedasi, per esempio la Venere di Urbino[3] o, meglio, il nudo del Baccanale degli Andrii[4]), a quelli dei suoi maestri (Venere di Dresda[5] di Giorgione o il Mercurio de Il festino degli dei[6] di Bellini), per finire a quelli dei contemporanei (Danae[7] di Correggio).
In seguito troveremo lo stesso tema in Rembrandt[8], Van Dyck[9] e poi, più vicino ai giorni nostri, Klimt[10].
Il tema, d'altra parte, è di quelli molto visitati, ed offre una nuova occasione per cimentarsi con il nudo femminile. Da questo punto di vista Tiziano ottiene un successo enorme. La prima Danae[11], quella dipinta a Roma e oggi a Napoli piacque talmente che, su quel modello, e variando leggermente alcuni particolari, l'artista riuscì ad ottenere ben sei versioni[12] diverse.
Questa del Prado è la seconda in ordine di tempo: fu realizzata da Tiziano su commissione di Filippo II, re di Spagna [Da verificare: sembra che questa versione sia stata comprata in Italia in tempi di Filippo IV, e che quella originale sia stata rubata dai francesi e finita in Inghilterra] che, in occasione delle sue nozze con Maria Tudor del 25 luglio 1554, voleva provvedere a decorare un camerino con opere del pittore. A questo scopo l'artista stava già realizzando Venere e Adone[13].
Tiziano Vecellio, Venere e Adone, 1554, Olio su tela, 186 × 207, Madrid, Museo del Prado
Da questo anno 1554, infatti, e fino alla morte nel 1576, Tiziano realizzerà per Filippo II una serie di opere di soggetto mitologico, le cosiddette "poesie": del gruppo fanno parte, oltre alle citate, anche: Diana e Atteone[14], e Diana e Callisto[15].
Descrizione
Le differenze più consistenti tra questa versione e quella di Capodimonte precisano meglio il significato del mito secondo Tiziano[16]:
la nutrice al posto del Cupido: la donna non è nominata nelle fonti letterarie del mito; ella è la guardiana della torre dove è rinchiusa la principessa (le chiavi sono ben evidenti). Simboleggia l'avidità e la stoltezza: mentre Danae accoglie il suo amante sotto forma di pioggia d'oro, la nutrice è intenta a raccogliere le monete d'oro;
la completa nudità di Danae;
la manifestazione di Giove come tuono, esplosione;
la presenza di un cagnolino.
La composizione è immersa in una atmosfera rossastra, sul corpo della donna e anche sulla pioggia. Dall'ottimismo che caratterizzava le prime interpretazioni del mito (opera benefica degli Dei), Tiziano sta elaborando un orientamento più pessimista: gli dei, lo dimostrerà con le altre "poesie" e con i capolavori della vecchiaia, non sono migliori degli uomini, e spesso l'incontro con essi si traduce per l'uomo in sconfitta e disperazione[17].
Note
Aveva potuto visionarne una copia portata a Venezia dal Vasari nel 1541
Watson P., Titian and Michelangelo: The Danae of 1545-1546, in Italian Renaissance Art, New Haven, London, 1978
Tiziano Vecellio, Venere di Urbino, 1538, Firenze, Galleria degli Uffizi
Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, Firenze, 1550
Lorenzo Campana, Monsignor Giovanni della Casa e i suoi tempi in Studi Storici 17 (1908): 382
Fiocco G., La Danae del Tiziano, un capolavoro ritrovato, in Illustrazione Italiana, 1935, 22
Venturi A., Altro gruppo di pitture inedite in L'Arte, 1938, 9
Watson P., Titian and Michelangelo: The Danae of 1545-1546, in Italian Renaissance Art, New Haven, London, 1978
Kahr M. M., Danaë: Virtuous, Voluptuous, Venal Woman, in The Art Bulletin, Vol. 60, No. 1 (Mar., 1978)
Rosand D., Titian, New York, 1978
Rosand D., Tiziano, Garzanti, Milano, 1983
Nash J. C:, Veiled Images: Titian's Mythological Paintings for Philip II, in Art Alliance Press, Philadelphia, 1985
Rosand D., Review: Veiled Images [...] by Jane C. Nash, in Renaissance Quarterly, Vol. 39, No. 4, (Winter, 1986), The Renaissance Society of America, 1986
Kaplan P. H. D., Review: Veiled Images [...] by Jane C. Nash, in Oxford Art Journal, Vol. 10, No. 1, Art and the French State, 1987, Oxford University Press, 1987
Gentili A., Da Tiziano a Tiziano, Bulzoni, Roma, 1988
Santore C., Danae: The Renaissance Courtesan's Alter Ego, in Zeitschrift für Kunstgeschichte, 54 Bd., H. 3, 1991
Zapperi R., Alessandro Farnese, Giovanni della Casa and Titian's Danae in Naples, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes 54, 1991
Erwin Panofsky, Tiziano. Problemi di Iconografia, Marsilio, Venezia, 1992
Davidson J.-Rohmann C., The Oxford guide to classical mythology in the Arts, Oxford, 1993
Goffen R., Titian's women, New Haven, Londra, 1997
Jacobs F. H., Aretino and Michelangelo, Dolce and Titian: Femmina, Masculo, Grazia, in The Art Bulletin, 3/1/2000
Gibellini C. (a cura di), Tiziano, RCS Skira, Milano, 2003
Alabiso A.C., La Danae di Tiziano del Museo di Capodimonte: il mito, la storia, il restauro, Electa, Napoli, 2005
Bonazzoli F., La tela commissionata da Alessandro Farnese in Corriere della Sera, Milano, 02/02/2008
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