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Il Discobolo è una scultura realizzata intorno al 455 a.C. (periodo di congiunzione tra preclassico e classico) da Mirone. La statua originale era in bronzo, oggi è nota solo da copie marmoree dell'epoca romana, tra cui la migliore è probabilmente la versione Lancellotti.

Disambiguazione – Se stai cercando la denominazione dello sportivo, vedi Lancio del disco.
Discobolo
AutoreMirone
Data455 a.C.
Materialebronzo (l'originale)
Altezza156 cm
UbicazioneMuseo nazionale romano di Palazzo Massimo, Roma (Discobolo Lancellotti)
Discobolo Townley, veduta di lato
Discobolo Townley, veduta di lato

Storia


L'opera venne probabilmente fusa per la città di Sparta e rappresentava un atleta nell'atto di scagliare il disco.

Dell'opera si conoscono diverse versioni. Tra le più importanti, oltre a quella Lancellotti, ne esiste una integra al British Museum detta Townley che si distingue per un trattamento della testa più adrianeo, dai capelli più lunghi; inoltre lo scultore, possedendo una tecnica più avanzata, ridusse il tronco d'appoggio a lato della figura. Nel Museo nazionale romano si conserva un'altra versione frammentaria, detta di Castelporziano[1].


Descrizione e stile


L'atleta venne raffigurato nel momento in cui il suo corpo, dopo essersi rannicchiato per prendere slancio e radunare le forze, sta per aprirsi e liberare la tensione imprimendo al lancio maggiore energia. Subito dopo girerà su se stesso e scaglierà il disco, accompagnando il gesto con tutto il corpo.

Cicerone scrisse: «Le opere di Mirone non sono ancora vicinissime alla verità, nondimeno non si esiterà a dichiararle belle; quelle di Policleto sono ancora più belle e già veramente perfette secondo la mia opinione».

Gli storici d'arte dell'antichità lodarono Mirone per la sua maestria nel ritmo e nella simmetria. L'espressione di serenità, priva di sentimenti e accennante solo una tenue concentrazione, fu criticata da Plinio.[2]


La cessione alla Francia napoleonica e alla Germania nazista


L'opera godette fin da subito di fama internazionale nell'Europa colta e intellettuale, anche grazie all'eccezionale stato di conservazione. Per fama era pari solo all'Apollo del Belvedere, alla Venere de' Medici, al Laocoonte o ai Cavalli di San Marco.

Fu quindi tra le prime opere oggetto di spoliazione napoleoniche, tant'è che una stampa presso la Biblioteca Nazionale di Parigi mostra l'arrivo del primo convoglio con i beni confiscati al termine della Campagna d'Italia di Napoleone, che arrivava a Champ de Mars, di fronte all'École Militaire di Parigi, tra cui figura il Discobolo appena acquisito a mezzo del Trattato di Tolentino. Il Discobolo tornò a Roma con il Congresso di Vienna e l'opera di Antonio Canova.

La bellezza della statua colpì inoltre Adolf Hitler che, durante il suo viaggio in Italia nel maggio 1938, vedendo nella bellezza e nella perfezione fisica dell’atleta il mito della razza ariana, si fece "gentilmente concedere" dal governo italiano l'opera. Sebbene il Consiglio superiore delle Scienze e delle Arti si fosse opposto, Hitler compra l'opera tramite compravendita privata tra Goering e il principe Lancellotti per 5 milioni di lire[3]. Essendo un'opera notificata alle Belle Arti, la sua esportazione era tuttavia vietata, ma grazie alle pressioni del ministro degli esteri Galeazzo Ciano, la statua riuscì ad arrivare in Germania nel giugno 1938[4].

Il Discobolo restò così in terra tedesca - per la precisione nella Gliptoteca di Monaco di Baviera - fino alla fine della guerra, quando lo storico dell'arte Rodolfo Siviero riuscì a convincere il Governo Militare Alleato che l'opera, insieme a tanti altri capolavori, era stata acquisita illegalmente dai nazisti grazie all'alleanza tra due regimi tirannici[4]. Così - nonostante molte opposizioni, ricorsi giuridici e svariati ritardi da parte della Repubblica Federale Tedesca - il 16 novembre 1948 il Discobolo tornò in Italia, insieme ad altri 38 capolavori che erano stati esportati illegalmente tra il 1937 e il 1943[3].


Curiosità


Il Discobolo appare in una moneta da 2 Euro commemorativa emessa nel 2004, in occasione dei Giochi Olimpici di Atene del 2004.


Galleria d'immagini



Note


  1. Giulio Emanuele Rizzo, Il discobolo di Castel Porziano, 1906.
  2. Naturalis Historia, XXXIV, 58.
  3. Maria Pia Guermandi, Archeologia e potere, "IBC" XXIV, 2016, 2.
  4. Massimo Becattini, Siviero: il cacciatore di opere d’arte, Archeologia Viva, n. 71 – settembre/ottobre 1998, pp. 38-51.

Bibliografia



Voci correlate



Altri progetti



Collegamenti esterni


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На других языках


[de] Diskobolos

Der Diskobolos (Diskuswerfer) des griechischen Erzgießers Myron (Δισκοβόλος του Μύρωνα), auch Diskobol des Myron, gehört zu den bekanntesten griechischen Statuen überhaupt. Er stellt vermutlich einen Sieger der Zehnkampfdisziplin Diskuswerfen dar.

[es] Discóbolo

Discóbolo es la denominación convencional de una icónica escultura griega de bulto redondo realizada por Mirón de Eléuteras en torno al 450 a.C.. Se enmarca en el inicio del periodo griego clásico, entre el arcaico y el helenístico.[1] La obra representa a un joven atleta desnudo en el instante anterior al lanzamiento de un disco. Obedece a los preceptos de belleza de la época, suponiendo un gran avance hacia el naturalismo, el dinamismo, la serenidad, el equilibrio y hacia un estudio anatómico más completo.[2]
- [it] Discobolo

[ru] Дискобол (статуя)

«Дискобо́л» (греч. Δισκοβόλος — «Бросающий диск») — одна из наиболее прославленных статуй античности; первая классическая скульптура, изображающая фигуру атлета, готового к сильному движению в соревновании по метанию диска [1]. Оригинал «Дискобола» (ок. 450 г. до н. э.) — статуя из бронзы, считающаяся работой скульптора эпохи ранней классики «строгого стиля» Мирона, — не сохранился. Название «Дискобол» упоминает древнеримский ритор Квинтилиан (II, 13, 8—10). Древнегреческий писатель-сатирик Лукиан в «Любители лжи» называет это произведение «Дискофором» («Несущим диск»), но по описаниям можно судить, что речь идёт об одной и той же скульптуре[2]. У Лукиана имеется подробное описание: «Не говоришь ли ты о метателе диска, который склонился в движении метания, повернул голову, смотря на свою руку, держащую диск, и слегка согнул одну ногу, как будто готовясь выпрямиться одновременно с ударом» (XVIII, 45—46).



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