Andrea Malinconico (Napoli, 3 giugno 1635 – Napoli, 4 ottobre 1698) è stato un pittore italiano, fu allievo di Massimo Stanzione e uno degli artisti più apprezzati nella Napoli della seconda metà del XVII secolo. Fu il capostipite della dinastia artistica dei Malinconico, che comprese i figli Oronzo e Nicola[1], e il nipote Carlo[2].
Figlio di Aniello ed Isabella d'Apice, fu battezzato nella Chiesa di San Liborio alla Carità, con il nome di Domenico Andrea[3].
Iniziò il proprio apprendistato artistico nella bottega di Massimo Stanzione, l'influsso del quale, sebbene chiaramente riconoscibile nelle sue opere, non fu tuttavia il solo da cui il pittore mutuò tecnica e ispirazione. È infatti possibile rilevare nel suo approccio pittorico influenze di Andrea Vaccaro per quanto attiene alle rappresentazioni naturalistiche; e stilemi classicisti e barocchi riconducibili ad Anton Van Dyck, Francesco Guarini, Bernardo Cavallino e Charles Mellin.
Fu nominato dal papa Cavaliere dell'Ordine dello Speron d'oro, titolo che includeva quello di conte, del quale alcune cronache narrano che fosse oltremodo vanitoso, sino al ridicolo[4].
Secondo il Lanzi, in riferimento alle opere nella Chiesa dei Miracoli a Napoli, Gli Evangelisti e i Dottori, onde ornò i pilastri, sono le più belle pitture, [...], le positure son nobili, i concetti peregrini; tutto è dipinto con amore e da valentuomo, e con una freschezza di colori maravigliosa. Altre belle opere se ne veggono; ma non poche anche deboli e mancanti di spirito.[5]
Alla morte di Carlo Caracciolo di Brienza (1649) fu incaricato della stima delle 214 opere di pittura nel suo patrimonio[6].
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