La figura di Baschenis, uno dei maggiori pittori italiani del Seicento nonché l'ideatore della natura morta di soggetto musicale, è rimasta avvolta in un alone di mistero fino a quando Piero Capuani accertò, attraverso il ritrovamento dell'atto di battesimo (7 dicembre 1617) nel registro parrocchiale della basilica di Sant'Alessandro in Colonna a Bergamo, la sua data di nascita[2][3].
Il ritrovamento consentì di conoscere anche il nome del padre dell'artista, il mercante Simone Baschenis, confermato anche da un documento del 1631; la madre, Francesca Volpi, venne scoperta grazie al ritrovamento di un documento di vendita del 1647, custodito all'Archivio di Stato di Bergamo.
Gli approfondimenti critici e le scoperte archivistiche (1996) di Enrico De Pascale[4], in coincidenza con le due grandi mostre dedicate al pittore all'Accademia Carrara di Bergamo (1996)[5] e al Metropolitan Museum of Art di New York (2000-2001[6]), hanno contribuito a illuminare molti aspetti della vita e dell'opera del Baschenis, i suoi rapporti con la città, con la committenza, con l'ambiente culturale, artistico e musicale in cui visse. Tra i documenti più importanti il testamento olografo e l'inventario dei suoi beni e della sua collezione di dipinti, oltre al rendiconto della vendita di tutto quanto conservato nella sua casa-bottega al momento della morte, il 16 marzo 1677. Particolarmente rilevanti le documentazioni relative al suo alunnato (1639- 1642) presso il pittore cremascoGian Giacomo Barbelli (giusta il contratto di apprendistato rinvenuto da Marino Paganini)[7] e ai suoi frequenti viaggi lontano da Bergamo: a Roma (nel 1650, anno giubilare, vi soggiornò tre mesi), a Venezia, Mantova e Milano.
La famiglia
Lo stesso argomento in dettaglio: Baschenis (famiglia).
L'ecclesiastico
Evaristo-Guarisco Baschenis prese gli ordini nel 1643, come risulta da alcuni documenti che lo riguardano e in cui è spesso nominato con l'appellativo di "Prevarisco" (contrazione di "prete" e "Guarisco"). La privilegiata condizione di ecclesiastico gli permise di viaggiare e di esercitare l'attività artistica con una certa libertà e disponibilità di tempo.
L'artista
Evaristo Baschenis si applicò quasi esclusivamente al genere della Natura morta, ritraendo raffinati insiemi di strumenti musicali, spesso velati da un sottile strato di polvere, o interni di Cucina con ogni tipo di cibarie, selvaggina e uccellagione della terra lombarda . L'interesse per gli strumenti musicali è dovuto anche al fatto che Baschenis conosceva la musica, come dimostra il suo unico autoritratto (Trittico Agliardi) in cui si è raffigurato nell'atto di suonare una spinetta. Del resto la pratica musicale, associata alla poesia, alla letteratura e allo studio della storia, era pratica assai diffusa a quel tempo nelle famiglie nobili bergamasche.
Baschenis conquistò presto un'ottima fama oltre le mura cittadine, come rivela una lettera encomiastica scritta nel 1675 da Antonio Lupis, che attesta l'avvenuto apprezzamento della sua arte a Roma, Firenze, Venezia e Torino.
Intorno agli anni cinquanta del Seicento, il pittore si legò d'amicizia con il pittore-sacerdote gesuita Jacques Courtois, detto il Borgognone delle Battaglie che si trovava per motivi di lavoro nella città lombarda, con il quale intrattenne per lunghi anni rapporti epistolari e professionali. Baschenis dipinse anche alcune copie delle sue celebri Battaglie, richiestissime dai collezionisti del tempo.
Il lavoro più prestigioso e impegnativo di Baschenis è il ciclo (1675) di otto tele per la biblioteca del monastero di San Giorgio Maggiore a Venezia, di cui si conserva un solo esemplare presso le Gallerie dell'Accademia di Venezia.
La critica
La morte del Prevarisco, sopraggiunta per malattia il 16 marzo 1677 all'età di cinquantanove anni, causò la brusca interruzione di un'attività che stava attraversando il suo momento di massima fortuna, sia critica che commerciale. Ad oggi le opere certamente autografe attribuibili all'artista, tutte di qualità altissima ed eseguite in trent'anni circa di attività, non superano la sessantina, comprendendo sia le Nature morte musicali che le Cucine. Il testamento dell'artista, ritrovato nel 1996 dallo storico dell'arte Enrico De Pascale, insieme all'inventario di tutti i suoi beni mobili e immobili, nonché la notizia della messa all'incanto sulla pubblica piazza di Bergamo di tutti i suoi averi, ivi compresi le tele, i pennelli, i colori, i telai, i disegni ecc., non lascia dubbi sul fatto che la bottega cessò immediatamente di esistere e di produrre. La fortuna del genere da lui inventato è testimoniata dalla copiosa produzione di copie e varianti (talune recanti anche firme apocrife), eseguite da imitatori, emuli e seguaci sfruttando i "disegni di rilievo" dell'artista. Una produzione proseguita fino alla metà del XVIII secolo e classificata come "Maniera bergamasca".
I primi importanti studi sul pittore si devono a Michele Biancale (1912) e soprattutto a Marco Rosci (1971, 1985) autore della prima catalogazione scientifica dell'opera del Maestro e di una sua interpretazione storico-critica, per molti versi ancora valida. Gli studi successivi di Alberto Veca, Gian Casper Bott e soprattutto di Enrico De Pascale, hanno consentito ulteriori puntualizzazioni, sia sul piano attributivo, eliminando dal catalogo dell'artista le opere dei suoi numerosissimi imitatori (contribuendo a meglio definire la personalità di Bartolomeo Bettera, il migliore tra i suoi emuli), sia sul piano interpretativo e storico-artistico[8].
Note
E. De Pascale, Evaristo Baschenis e la Natura morta in Europa, 1996.
M. Rosci, Baschenis, Bettera & co: produzione e mercato della natura morta del Seicento in Italia, Milano, Görlich, 1971.
M. Rosci, Evaristo Baschenis, in I Pittori Bergamaschi, Il Seicento, III, Bergamo, Edizioni Bolis - Banca Popolare di Bergamo, 1985.
E. De Pascale, Baschenis privato. L'eredità, la bottega, la collezione in Evaristo Baschenis e la Natura Morta in Europa, catalogo della mostra a cura di F. Rossi, Bergamo - Accademia Carrara, Milano, Skira, 1996, pp.51-64.
F. Rossi, Evaristo Baschenis e la natura morta in Europa, catalogo della mostra (Bergamo, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, 4 ottobre 1996-12 gennaio 1997), a cura di C. Bertelli, Milano, Skira, 1996.
E. De Pascale, In Praise of Silence, in The Still Lifes of Evaristo Baschenis. The Music of Silence, catalogo della mostra a cura di A. Bayer, New York Metropolitan Museum of Art, Milano-New York, Olivares, 2000, pp.30-52.
M. Paganini, Inediti d'archivio riguardanti Evaristo Baschenis, in Bergomum, vol.3, n.92, 1997, pp.89-122.
E. De Pascale e G. Ferraris, Baschenis, ArteDossier, n. 344, Firenze, Giunti, giugno 2017.
Bibliografia
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M.Dalai Emiliani, Materiali e congetture per il laboratorio prospettico di Baschenis, in F. Rossi, C. Bertelli (a cura di), Evaristo Baschenis e la natura morta in Europa, catalogo della mostra (Bergamo, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, 4 ottobre 1996-12 gennaio 1997), Milano: Skira, 1996, pp. 105-111;
E.De Pascale, Baschenis privato. L'eredità, la bottega, la collezione in Evaristo Baschenis e la Natura Morta in Europa, catalogo della mostra (Bergamo, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, 4 ottobre 1996 - 12 gennaio 1997), Milano: Skira, 1996, pp. 51-64;
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E.De Pascale, (1996b), Baschenis e dintorni: il "caso" Bartolomeo Bettera, in F. Rossi, C. Bertelli (a cura di), Evaristo Baschenis e la natura morta in Europa, catalogo della mostra (Bergamo, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea, 4 ottobre 1996 - 12 gennaio 1997), Milano: Skira, 1996, pp. 79-85;
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Enrico De Pascale, Evaristo Baschenis. Un inedito nella collezione di UBI Banca, Lubrina editore, Bergamo 2015;
Enrico De Pascale, Baschenis intra ed extra moenia in "I Baschenis". Atti del Convegno di Studi, Centro Congressi Papa Giovanni XXIII, Bergamo (6 ottobre 2020), Bergamo 2021.
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