art.wikisort.org - Artista

Search / Calendar

Prassitele (in greco antico: Πραξιτέλης, Praxitélēs; Atene, 400/395 a.C.326 a.C.) è stato uno scultore greco antico vissuto nell'età classica ed attivo dal 375 a.C. alla sua morte. Viene considerato uno dei grandi maestri della scultura greca del IV secolo a.C. insieme a Skopas e Lisippo.

Hermes con Dioniso. Museo archeologico di Olimpia
Hermes con Dioniso. Museo archeologico di Olimpia

Le fonti più antiche relative a Prassitele sono di età ellenistica. Esse riferiscono di opere variamente diffuse nel territorio greco e in Asia Minore. Benché lavorasse anche il bronzo, egli era conosciuto soprattutto per i suoi lavori in marmo (Plinio, Nat. hist., XXXIV, 69) che il pittore Nicia trattava per lui con cere colorate le quali creavano una particolare patina lucente detta gànosis (Nat. hist., XXXV, 133). Gli sono stati attribuiti almeno ventisette tipi scultorei in uso in epoca romana, il più ammirato dei quali fu l'Afrodite di Cnido.[1]


Contesto storico


Prassitele visse ad Atene in un'epoca caratterizzata da una vera e propria crisi, sia del modello della polis sia per quanto riguarda l'identità della popolazione ateniese. Questa cominciò a percepire il mondo in una dimensione più isolata rispetto al periodo classico di Pericle, quando la vittoria contro i Persiani, nel 480 a.C. a Salamina, aveva determinato un sentimento di superiorità capace di coinvolgere gran parte della civiltà greca. Il mutamento causato dalle guerre peloponnesiache diede origine ad una nuova interpretazione della realtà.[2]


Biografia


Scultore ateniese, probabilmente figlio di Cefisodoto il Vecchio ebbe a sua volta due figli entrambi scultori, Cefisodoto il Giovane e Timarco. Plinio (Nat. hist., XXXIV, 50) riferisce che la sua arte fiorì negli anni intorno al 364-361 a.C. L'elenco delle sue opere attestate dalle fonti letterarie è superiore alle possibilità consentite dalla vita di un solo uomo, occorre quindi immaginare l'esistenza di un'officina ad Atene dotata di numerosi collaboratori, ereditata dal padre già entrato a far parte di importanti ambiti sociali. Se l'esegesi delle iscrizioni sulla base in calcare che doveva reggere la colonna di acanto dedicata a Delfi dagli ateniesi nel 375 a.C. recante la firma di Prassitele è corretta, l'opera sarebbe tra le prime importanti commissioni affidate a Prassitele all'interno dell'officina di Cefisodoto I; l'attribuzione tuttavia non è concorde.[3] La data indicativa per la morte dello scultore invece si deduce dai numerosi documenti epigrafici che attestano il pagamento da parte di Cefisodoto II di ingenti liturgie navali, i quali starebbero ad indicare l'avvenuto passaggio di proprietà della eredità di famiglia.


Opere, copie e attribuzioni


Base da Mantinea, lastra marmorea con Apollo e Marsia. Atene, Museo archeologico nazionale 215
Base da Mantinea, lastra marmorea con Apollo e Marsia. Atene, Museo archeologico nazionale 215

Pochi sono i reperti scultorei originali datati al IV secolo a.C. e collegati alla bottega di Prassitele. Il cosiddetto Efebo di Maratona, statua in bronzo di giovane atleta, è datato al 340-330 a.C. circa (Atene, Museo archeologico nazionale 15118);[4] le teste Leconfield a Petworth (forse collegabile al tipo della Afrodite di Alessandria al Latmo in Caria)[5] e Aberdeen a Londra (British Museum, Sculpture 1600),[6] sono datate a partire dalla fine del IV secolo a.C. Attribuibile alla bottega di Prassitele si ritiene anche la testa di Eubuleo (Atene, Museo archeologico nazionale 181), datata al 330-320 a.C. circa,[7] della quale si conoscono numerose copie; l'opera di Atene è stata trovata nei pressi della Grotta di Eubuleo a Eleusi nel 1885, apparteneva forse ad una statua completa perduta e presenta segni di rilavorazione. I tre pannelli marmorei trovati a Mantinea nel 1887, reimpiegati nella pavimentazione di una chiesa bizantina, ora al Museo archeologico nazionale di Atene (nn. inv. 215-217), sono collegati a Prassitele tramite l'attribuzione a quest'ultimo, da parte di Pausania (VIII, 9.1), di una triade apollinea per il tempio di Leto a Mantinea, con base decorata a rilievo. I pannelli datati alla metà del IV secolo a.C. vengono considerati opera di bottega.[8]


Satiro versante


Lo stesso argomento in dettaglio: Satiro versante.

È ritenuta una delle prime opere di Prassitele; l'originale era in bronzo e ne esistono diverse copie di età romana. A descrivere l'opera è Pausania che riferisce di averlo visto sulla via dei Tripodi ad Atene e che lo lega cronologicamente, tramite un aneddoto, all'Eros di Tespie (Paus., I, 20.1), così chiamato dalla città di Thespies in Beozia, patria di Frine, ricordata in letteratura come amante di Prassitele.[5]


Eroti


Statua di Eros o Thanatos, copia di età antonina. Roma, Musei Capitolini S 1092
Statua di Eros o Thanatos, copia di età antonina. Roma, Musei Capitolini S 1092

Stando alle fonti letterarie l'Eros marmoreo condotto da Frine a Tespie (Paus., I, 20.1) andò distrutto in un incendio a Roma e fu sostituito a Tespie dalla copia eseguita dallo scultore ateniese Menodoros (Paus., IX, 27.3); Adolf Furtwängler riconobbe il tipo dell'Eros di Tespie nella copia romana di Centocelle (Roma, Musei Capitolini 1092). Un secondo Eros in marmo dedicato a Pario, di cui narra Plinio (Nat. hist., XXXVI, 22), è stato riprodotto sul verso delle monete del luogo in età romana e l'immagine numismatica è stata collegata con l'Eros Borghese del Louvre (n.inv. MR 140).[9]


Afrodite di Cnido


Lo stesso argomento in dettaglio: Afrodite cnidia.

Questo tipo scultoreo deriva dalla statua di culto eretta presso il tempio di Afrodite Euploia a Cnido. Il collegamento tra l'originale descritto in letteratura e le numerose copie riconosciute venne effettuato sulla scorta di riproduzioni monetali cnidie di epoca romana. Seguendo Plinio (Nat. hist., XXXVI, 20) due statue in marmo di Afrodite erano state scolpite da Prassitele e offerte per lo stesso prezzo agli abitanti di Coo che scelsero di acquistare l'Afrodite vestita, mentre quella priva di vesti fu acquistata dagli abitanti di Cnido. Da questo racconto ci giunge l'immagine (non l'unica) di una officina in cui i lavori venivano condotti non esclusivamente su ordinazione; si deduce inoltre l'aspetto innovativo della statua acquistata dagli Cnidi: il nudo integrale nella rappresentazione di una divinità femminile in dimensioni più grandi del vero è una innovazione prassitelica e così la creazione di una sorta di narrazione ai fini di un maggiore coinvolgimento da parte dell'osservatore. Attraverso elementi incorporati nella struttura della statua, in questo caso la veste e l'hydria, Prassitele introduce aspetti narrativi che dovevano essere posti in relazione al culto della dea e ai rituali ed esso connessi. L'opera sopravvive nelle numerose e diffuse copie, le più antiche delle quali, in dimensioni ridotte, sono datate al II secolo a.C. La replica più famosa è la Venere Colonna nei Musei Vaticani (n. inv. 812) che Hans von Steuben in un lavoro del 1989 ha descritto come copia di una rielaborazione di epoca ellenistica.[10]


Apollo sauroctono


Lo stesso argomento in dettaglio: Apollo sauroctono.

Questo tipo viene attribuito a Prassitele in base ad un passo di Plinio (Nat. hist., XXXIV, 70) che si riferisce all'originale come ad un'opera bronzea. Il concetto originario dell'opera potrebbe essere collegato all'Apollo alexikakos, ossia "che allontana il male" e si tratterebbe dunque di una statua di culto.


Hermes con Dioniso


Lo stesso argomento in dettaglio: Hermes con Dioniso.

Trovato nell'Heraion di Olimpia nel 1877, durante una campagna di scavo tedesca, fu ritenuto a lungo l'opera originale in marmo vista da Pausania nello stesso luogo 17 secoli prima (Paus., V, 17). L'unica testimonianza che collega questa scultura a Prassitele è Pausania, nessun altro autore la menziona nei propri scritti e non se ne conoscono altre copie. Il primo studioso a porre in dubbio l'originalità dell'opera fu Carl Blümel:[11] fu evidenziato infatti come alcune parti, la schiena in particolare, presentassero tracce di rielaborazione. La scultura viene generalmente datata al 100 a.C. circa, ma non sembra siano ancora stati evidenziati dati considerati unanimemente conclusivi.[12]


Satiro in riposo (anapauomenos)


Lo stesso argomento in dettaglio: Satiro in riposo.
Statua di Satiro in riposo, copia di età adrianea. Roma, Musei capitolini S 739
Statua di Satiro in riposo, copia di età adrianea. Roma, Musei capitolini S 739

Il tipo del Satiro in riposo (Roma, Musei Capitolini S 739), caratterizzato da una posizione particolarmente instabile e dotata di necessario supporto laterale, potrebbe corrispondere a quello che Plinio (Nat. hist., ΧΧΧΙV, 69) chiama Satiro periboetos, ossia particolarmente noto[5] perché conosciuto attraverso un numero altissimo di riproduzioni in Italia, Grecia, nord Africa e Asia Minore. Essa è stata attribuita a Prassitele sostanzialmente per l'affinità stilistica con l'Ermes di Olimpia.[13]


Stile


La peculiarità attribuite da una tradizione critica ormai secolare all'arte prassitelica vengono indicate solitamente nella dolcezza del modellato delle statue marmoree, caratterizzate da una sorta di languore, spossatezza ed abbandono. Queste caratteristiche in realtà sono proprie dell'Hermes di Olimpia e le attribuzioni a Prassitele dei tipi scultorei diffusi in epoca romana sono state effettuate in base a collegamenti stilistici con questa statua; solo in alcuni casi sono supportate dai riferimenti letterari. Tra queste attribuzioni si possono citare quasi tutte le figure maschili, gli eroti, i satiri, l'Apollo sauroctono e l'Apollo Licio o Liceo.[14]

In queste opere il baricentro della figura si sposta su un lato, rendendo necessaria nelle opere marmoree la presenza del sostegno. Rispetto al Doriforo di Policleto (V secolo a.C.), maestro d'equilibrio, si è di fronte ad un mutamento essenziale, che caratterizza la nuova tendenza artistica; allo stesso tempo l'espansione della figura nello spazio sembra mantenersi nell'ambito della frontalità senza coinvolgere approfondimenti tridimensionali.[15]


Note


  1. Ajootian 1996, p. 98.
  2. Richter 1969, p. 79.
  3. Claude Vatin, Les danseuses de Delphes, in Comptes-rendus des séances de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, vol. 127, n. 1, 1983, pp. 26-40, DOI:10.3406/crai.1983.14014, ISSN 0065-0536 (WC · ACNP).
  4. Kaltsas 2002, p. 242.
  5. Corso 1996,  in EAA, s.v. Prassitele.
  6. The British Museum, Aberdeen Head, su britishmuseum.org. URL consultato l'11 marzo 2013.
  7. Kaltsas 2002, p. 265.
  8. Ajootian 1996, p. 122.
  9. Ajootian 1996, pp. 113-116.
  10. Ajootian 1996, pp. 98-103.
  11. Carl Blümel, Griechische Bildhauerarbeit, Berlin, 1927, pp. 37-48.
  12. Ajootian 1996, pp. 103-109.
  13. Ajootian 1996, p. 116.
  14. Ajootian 1996, p. 109.
  15. Ajootian 1996, p. 128.

Bibliografia



Voci correlate



Altri progetti



Collegamenti esterni


Controllo di autoritàVIAF (EN) 76163187 · ISNI (EN) 0000 0000 9561 4259 · BAV 495/40465 · CERL cnp00589123 · Europeana agent/base/147198 · ULAN (EN) 500010499 · LCCN (EN) nr90003636 · GND (DE) 118793241 · BNF (FR) cb13163357h (data) · J9U (EN, HE) 987007291952605171 · CONOR.SI (SL) 45113699 · WorldCat Identities (EN) lccn-nr90003636
Portale Antica Grecia
Portale Biografie
Portale Scultura

На других языках


[de] Praxiteles

Praxiteles (griechisch Πραξιτέλης .mw-parser-output .Latn{font-family:"Akzidenz Grotesk","Arial","Avant Garde Gothic","Calibri","Futura","Geneva","Gill Sans","Helvetica","Lucida Grande","Lucida Sans Unicode","Lucida Grande","Stone Sans","Tahoma","Trebuchet","Univers","Verdana"}Praxitélēs; * um 390 v. Chr. in Athen; † um 320 v. Chr.) gilt als einer der bedeutendsten Bildhauer der griechischen Antike. Er wirkte neben Skopas und Lysipp in der Stilepoche der Spätklassik.

[es] Praxíteles

Praxíteles (griego antiguo: Πραξιτέλης) de Atenas, hijo de Cefisodoto el Viejo, fue el más renombrado escultor clásico ático del siglo IV a. C. Con la obra de Praxíteles la escultura griega evoluciona desde el clasicismo hacia una especie de anticipado manierismo, al acentuar el sensualismo. Sus obras están caracterizadas por la llamada kharis o «gracia» ática (griego antiguo: χάρις) y la llamada «curva praxiteliana» consistente en un elegante contrapposto.

[fr] Praxitèle

Praxitèle (en grec ancien Πραξιτέλης / Praxitélês), né vers 395 av. J.-C., mort avant 326 av. J.-C., est dès l'Antiquité l'un des plus célèbres sculpteurs grecs. Varron écrit ainsi : « Grâce à l'excellence de son talent, Praxitèle n'est inconnu d'aucun homme un tant soit peu cultivé[1] ». On place l'œuvre de Praxitèle dans la période du « second classicisme » (vers 370-330 av. J.-C.), auprès d'autres grands sculpteurs grecs comme Léocharès, Scopas, et Lysippe ; ceux-ci reprennent les modèles de la période classique tout en renouvelant la représentation, en apportant une réponse aux canons classiques établis par les œuvres de Polyclète, ce qui est visible notamment dans de nouvelles recherches stylistiques, l'émergence de nouveaux types, et une nouvelle pondération.
- [it] Prassitele

[ru] Пракситель

Пракси́те́ль (Праксите́лес) (др.-греч. Πραξιτέλης, ок. 400 г. до н. э. — после 340—320-х годов до н. э.[5]) — древнегреческий скульптор IV века до н. э. Его имя используется как нарицательное.



Текст в блоке "Читать" взят с сайта "Википедия" и доступен по лицензии Creative Commons Attribution-ShareAlike; в отдельных случаях могут действовать дополнительные условия.

Другой контент может иметь иную лицензию. Перед использованием материалов сайта WikiSort.org внимательно изучите правила лицензирования конкретных элементов наполнения сайта.

2019-2024
WikiSort.org - проект по пересортировке и дополнению контента Википедии