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Tullo Golfarelli (Cesena, 24 giugno 1852 – Bologna, 30 marzo 1928) è stato uno scultore e pittore italiano.

Ritratti dei fratelli Carracci, sottoportico della Pinacoteca di Bologna
Ritratti dei fratelli Carracci, sottoportico della Pinacoteca di Bologna
Monumento a Giuseppe Garibaldi, Giardini di viale Cavour, Ferrara
Monumento a Giuseppe Garibaldi, Giardini di viale Cavour, Ferrara
Monumento a Garibaldi, Cesenatico
Monumento a Garibaldi, Cesenatico
Tullo Golfarelli in posa di fronte a La cavalcata delle Najadi
Tullo Golfarelli in posa di fronte a La cavalcata delle Najadi

Biografia


Figlio dell'orafo Enrico (il quale lo avviò alle tecniche dell'incisione e della lavorazione dei metalli) e di Vittoria Bassoli. Dopo le scuole ginnasiali e tecniche frequentate dal 1864 al '67[1] per perfezionarsi nell’arte dell’oreficeria e della scultura, si trasferì a Roma nel 1875, grazie anche al sussidio ricevuto dal Comune di Cesena, lavorando nello studio dello scultore-orafo Gagliardi nel '78 e frequentando l'ambiente accademico cittadino pur senza farsi mancare viaggi in città quali Bologna,[2] Firenze, Venezia e Parigi,[3] quest'ultima grazie ad un nuovo sussidio da parte della sua città natale.[1] Nel 1880 risulta a Napoli, dove conobbe artisti importanti per la sua formazione, Domenico Morelli e Filippo Palizzi.[4][5] L'anno successivo tentò l'ammissione all'Accademia di belle arti presentando il bozzetto L'affetto (detto anche L'amicizia), con esito negativo visto l'annullamento del concorso.[5]

Nella città partenopea, importante per la sua formazione fu soprattutto l'incontro con Vincenzo Gemito, il cui crudo realismo influenzò fortemente l'opera del cesenate, già incline a poetiche veriste. I frequenti ritorni nella città natale gli permisero di ottenere sia un buon successo in ambito romagnolo che importanti commissioni, sia a carattere celebrativo che monumentale, in altre città. A fine anni ottanta entrò in contatto con gli ambienti culturali bolognesi, dove strinse duraturi rapporti con Giosuè Carducci (che ritrasse più volte) e Giovanni Pascoli oltre ad averne con Aurelio Saffi e Andrea Costa : fu Pascoli che gli commissionò i cartoni dei bassorilievi in bronzo cesellato per le Odi barbare di Carducci.[5] Dopo aver avuto lo studio a Cesena in via Michelina n. 21 e a Roma in Piazza Barberini (1885[6]), nel 1893 aprì quello bolognese (a palazzo Bentivoglio in via delle Belle Arti n. 45, trasferendolo poi in via degli Angeli n. 20 nel 1897[7]) perfezionandosi nel frattempo con Salvino Salvini all'Accademia di belle arti, aderendo almeno in parte alle inclinazioni accademico-realiste dell'insegnante.[3][4]

Dal 1887 al 1893 fu incaricato all'insegnamento di Plastica alla Scuola Professionale di Arti Decorative di Bologna e nominato socio onorario della Regia Accademia bolognese, dove insegnerà Disegno modellato dal 1891 al 1893, anno in cui fu tra i soci fondatori dell'Associazione per le Arti “Francesco Francia”. Nel 1902 sposa Zaira Petrini (1868-1948) dalla cui unione nacquero Guido (1901-1971) e Manlio (1903-1971).[8] Dopo la nomina nel 1906 ad accademico a Bologna,[3][9] l'anno successivo divenne Cavaliere della Repubblica di San Marino e nel 1912 professore di Plastica ornamentale alla Regia Accademia bolognese; per tutto il 1921, gli venne sostituito come supplente Silverio Montaguti alla cattedra di Plastica. Nel dicembre dell'anno successivo gli vennero revocati tutti gli incarichi accademici con decorrenza da gennaio 1923, versando in drammatiche condizioni sia morali che economiche, portandolo a trascorrere i suoi ultimi anni in isolamento sino alla morte avvenuta il 30 marzo 1928.[3][8]


I primi concorsi e lo stile


Nel 1881 concorse al Pensionato Nazionale con il bozzetto L'affetto.[4] Quattro anni dopo partecipò al concorso per il monumento a Garibaldi da posizionare a Perugia, vinto da Cesare Zocchi mentre nel 1896 vinse quello per eseguire il bassorilievo in marmo raffigurante La cacciata degli Austriaci da Bologna nel 1848, collocato al Pincio della Montagnola,[4] mentre tra gli anni novanta e gli anni dieci del secolo successivo, si dipana la sua produzione alla Certosa di Bologna, dove pose una decina di monumenti tra cui il celebre Labor (1896, Tomba Simoli), in cui si palesa la sua piena adesione alla poetica realista, pur virando, negli ultimi anni del XIX secolo, verso stilemi simbolisti e Liberty, senza abbandonare mai del tutto la sua matrice di realismo sociale. L'aver abbracciato stili diversi, si può talvolta riscontrare anche in una stessa opera, sia scultorea che grafica, filone, quest'ultimo, al quale si dedicò con minore assiduità e dal quale ottenne meno successo,[3] dipingendo prevalentemente acquerelli di gusto alla Nomellini.[4]


Partecipazione ad altri concorsi


Tra i principali:[8]


La rivalutazione artistica


Avvenne negli anni ottanta per merito di Orlando Piraccini in occasione della rifondazione della Pinacoteca comunale di Cesena,[11] mentre l'opera pressoché omnia, con tanto di inediti, gli è stata dedicata nel 2016.[12] Sebbene vengano attribuite ad Alfonso Borghesani,[13][14] un'ipotesi recente ascrive a Golfarelli le quattro figure allegoriche ad altorilievo (realizzate nel 1910 e poste nel 1913) sulla facciata del Padiglione Gozzadini del Policlinico Sant'Orsola in base a foto d'epoca ritrovate nell'album del cesenate raffiguranti tre bozzetti dei modelli in gesso dei rilievi Caritas, Scientia e Pro, tre delle quattro scritte che, inserite nelle corone rette dalle allegorie, formano la frase Caritas Scientia Pro Parvulis (Carità e scienza a favore dei bambini): a supporto di tale ipotesi, vi è anche il binomio scultore-architetto con cui si può indicare Golfarelli rispetto alle opere appena precedenti, sulle facciate dell'Ospedale Maggiore[15] e nella basilica di Santa Maria della Vita.[16]


Esposizioni



Retrospettive


Nel 2018 gli è stata dedicata a Palazzo Romagnoli la mostra Tullo Golfarelli scultore a Forlì e le terrecotte della Raccolta Piancastelli.[18][19][20][21]


Opere principali


Numerosi i suoi monumenti pubblici e quelli presenti sia nella Certosa di Bologna che in quella di Cesena.[4][5][22]


Opere funerarie


Alla Certosa di Bologna:

Monumento Simoli, campo del Chiostro VII, Certosa di Bologna
Monumento Simoli, campo del Chiostro VII, Certosa di Bologna

Al Cimitero urbano di Cesena:

Altre opere funerarie:


Opere varie


Altre sue opere son conservate al Museo Pascoli di Barga (assieme a 28 lettere inviate dallo scultore al poeta[5]) e alla Pinacoteca comunale di Cesena (Flora, donata dall'autore nel 1900).[7]


Opere grafiche in collezioni pubbliche


Tra quelle esposte in collezioni pubbliche:[5]


Note


  1. Bartoli Zanfini.
  2. GOLFARELLI, Tullo, su treccani.it. URL consultato il 30 dicembre 2020.
  3. Andreucci.
  4. Panzetta.
  5. Treccani.
  6. Bartoli Zanfini, p. 299.
  7. Bartoli Zanfini, p. 301.
  8. Bartoli Zanfini, pp. 299-301.
  9. 1912 in Treccani
  10. Vita d'arte, rivista mensile illustrata d'arte antica e moderna, Siena, 1908, p. 350. URL consultato il 23 agosto 2022.
  11. corrierecesenate.
  12. Silvia Bartoli e Paolo Zanfini, Tullo Golfarelli (1852-1928), Bologna, Minerva, 2016, ISBN 9-788873-819318.
  13. Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Emilia Romagna, Milano, Touring Club Italiano, 1991, 6ª edizione, p. 229.
  14. Ospedale Gozzadini 1910-1913, su arteliberty.it. URL consultato il 31 dicembre 2020.
  15. Antonello Nave, La facciata dell’Ospedale Maggiore e lo scultore Tullo Golfarelli, in «Strenna Storica Bolognese», Comitato per Bologna Storica e Artistica, Bologna, Pàtron, LV, 2005, pp. 321-327
  16. Bartoli Zanfini, pp. 134 e 277-283.
  17. Tullo Golfarelli, su galleriarecta.it. URL consultato il 21 dicembre 2020.
  18. Redazione Il Momento, Tullo Golfarelli: a Palazzo Romagnoli, la riscoperta della sua opera, su ilmomento.biz, ilmomentobiz. URL consultato il 21 dicembre 2020.
  19. Mostra scultore Tullo Golfarelli a Forlì, su lasicilia.it. URL consultato il 21 dicembre 2020.
  20. Tullo Golfarelli (1852-1928) scultore a Forli, su diogene.news. URL consultato il 21 dicembre 2020.
  21. Tullo Golfarelli e le terrecotte della Raccolta Piancastelli, su forlitoday.it. URL consultato il 21 dicembre 2020.
  22. Bartoli Zanfini, pp. 298-303.
  23. Treccani Qui indicato come Bandiera.
  24. Lucio Scardino, Scultori bolognesi a Ferrara tra Otto e Novecento. In Il Carrobbio - Tradizioni problemi immagini dell'Emilia Romagna, Bologna, Pàtron editore, 2007 n. XXXIII, pp. 128-129.
  25. Savigno, (BO), su storiaememoriadibologna.it, storiaememoriadibologna. URL consultato il 28 gennaio 2021.
  26. Redazione dell'Appennino Bolognese, Chiesa Oratorio di San Matteo, su appenninobolognese.net. URL consultato il 28 gennaio 2021.
  27. bibliotecasalaborsa.it, Il moto di Savigno, su bibliotecasalaborsa.it. URL consultato il 28 gennaio 2021.
  28. comune.valsamoggia.bo.it, Faustino Malaguti, su comune.valsamoggia.bo.it. URL consultato il 28 gennaio 2021.
  29. Il modello venne donato all'amico Aldo Spallicci
  30. Tullo Golfarelli (1852-1928) scultore a Forli, su diogene.news. URL consultato il 30 dicembre 2020.
  31. cultura.comune.forli.fc.it, SALA 1 - OLTRE IL MARMO, su cultura.comune.forli.fc.it. URL consultato il 26 gennaio 2021.

Bibliografia (ordine cronologico)



Approfondimenti



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