Dosso Dossi, pseudonimo di Giovanni Francesco di Niccolò Luteri (San Giovanni del Dosso oppure Tramuschio, 1468 circa – Ferrara, 1542), è stato un pittore italiano.
Autoritratto di Dosso Dossi
Fu il principale artista attivo alla corte ferrarese degli Este nel primo Cinquecento, l'epoca dell'Ariosto, delle cui evocazioni fantastiche fu un suggestivo interprete[1]. Alcuni dei suoi motivi mitologici furono ancora fonte di ispirazione per i pittori emiliani del primo Seicento come Annibale Carracci[1].
I dati biografici sull'artista sono scarsi e la data il luogo di nascita esatti sono dibattuti dagli storici. Nella breve biografia compilata da Giorgio Vasari nel 1568, viene detto quasi contemporaneo di Ludovico Ariosto;[2] tuttavia successivi studi di Carlo Giovannini collocano la nascita tra il 1468 e il giugno 1469.[3] Si suppone inoltre che fosse figlio di Nicolò di Alberto di Costantino Luteri[4], di professione spenditore (economo) presso la corte estense dei duchi di Ferrara, e di Jacopina da Porto.[5] Originario del Trentino, Nicolò Luteri fu censito in un registro storico del 15 gennaio 1485 presso Tramuschio,[4] dove divenne proprietario di un podere nella località di Dosso della Scaffa (oggi chiamata San Giovanni del Dosso) e di alcuni terreni della Fossa delle Pietre[6] e di Villa Pentita in distretto di Mantova e vicariato di Quistello.[7] Il fatto che Nicolò abbia battezzato i propri figli con i nomi di Giovanni e Battista potrebbe essere collegato al fatto che il santo patrono di San Giovanni del Dosso è appunto san Giovanni Battista.[7] Peraltro, nel primo documento che attesta la presenza del pittore a Ferrara, egli venne chiamato Dosso della Mirandola.[8] Il fratello venne comunemente chiamato Battista Dossi (Battista del Dosso), cosicché nel XVIII secolo gli storici locali, credendo che Dossi fosse il cognome, iniziarono a chiamare anche il fratello maggiore come Dosso Dossi, forma scorretta poi rimasta nella storia dell'arte.[9].
Nella sua formazione Dosso non attinse direttamente alla prestigiosa scuola ferrarese del Quattrocento, ma vi fu influenzato solo dopo avere già imparato i segreti dei pittori veneti, in particolare Giorgione. A questi insegnamenti di base aggiunse poi rimandi alla cultura classica e a Raffaello, oltre a una propria attitudine narrativa ben sviluppata[10].
Nel 1510 si trovava a Mantova al servizio dei Gonzaga,[11] e nel 1514 fu nominato pittore di corte a Ferrara. In tale veste fu coinvolto nelle principali imprese decorative di Alfonso d'Este, quali i Camerini d'alabastro. A lui è infatti attribuita la coreografia generale dell'apparato decorativo, a cui parteciparono da Venezia anche Giovanni Bellini e Tiziano, nonché la realizzazione di alcuni dipinti, tra cui il Trionfo di Bacco in India per il quale Raffaello aveva fornito i disegni senza però riuscire a dipingerlo per l'improvvisa scomparsa. A Dosso spettarono anche le tele che ornavano i soffitti e molte decorazioni minori. Come è noto il complesso dei Camerini venne smantellato con la devoluzione di Ferrara allo Stato Pontificio nel 1598 e i dipinti vennero dispersi. Quelli di Dosso finirono infine in parte alla Galleria Estense di Modena[10]. Per questa città tra il 1518 e il 1521 realizzò una pala per l'altare di San Sebastiano nel duomo che gli era stata commissionata dalla Confraternita della Mensa Comune dei Preti.
Con frequenti viaggi (Firenze, Roma e soprattutto Venezia), Dosso si tenne sempre aggiornato alle ultime novità dei centri artistici nevralgici della penisola, avviando soprattutto un proficuo dialogo con Tiziano, da cui riprese la ricchezza cromatica e le ampie aperture paesaggistiche. Nonostante ciò nella sua arte non si registrano forti scarti stilistici tra le varie fasi, ma piuttosto l'uso di registri diversi a seconda del soggetto: monumentale per le pale d'altare, più fluido e ricco d'inventiva per i soggetti letterari e mitologici, che tuttora sono la parte della sua produzione più apprezzata dalla critica[1]. Per un periodo fu in contatto con Michelangelo, dipingendo massicci nudi virili.
Verso il 1530, per i Della Rovere, affrescò la Villa Imperiale di Pesaro. Nel 1531 Il Principe Vescovo di Trento Bernardo Cles richiese ad Alfonso d'Este l'attività del Dosso, che per oltre un anno attese alla decorazione ad affresco di una ventina di ambienti del Castello del Buonconsiglio, dove lavorò a fianco del Romanino[10].
Negli ultimi anni accentuò i contrasti del chiaroscuro e i rimandi simbolici nelle opere[10].
Il toponimo Porto indicato nel nome della madre potrebbe derivare da Portum Muscli (antico nome latino di Tramuschio) o Porto Mantovano.
Archivio notarile antico di Ferrara, notaio Cagnaccini
Sergio Poletti, I natali di Dosso Dossi (PDF), in Lo Spino, n.141, San Martino Spino, Circolo Politeama, giugno-luglio 2014, p.15.
(EN) Peter Humphrey, Dosso Dossi His Life and Works, in Dosso Dossi: Court Painter in Renaissance Ferrara, New York, Metropolitan Museum of Art e Paul Getty Museum, 1998, p.3.
A. Franceschini, Dosso Dossi, Benvenuto da Garofalo e il polittico Costabili di Ferrara, in Paragone, XLV, 1995, pp.110-115.
In un documento del 30 agosto 1513 Giovanni Lutero (Dosso Dossi) è detto civis et habitator Mantuae in contra Cornu.
Bibliografia
Alessandro Ballarin, Dosso Dossi. La pittura a Ferrara negli anni del ducato di Alfonso I, Cittadella, Bertoncello Artigrafiche, 1994.
Alessandro Ballarin (a cura di), Il camerino delle pitture di Alfonso I, tomi I-VI, Cittadella, Bertoncello Artigrafiche, 2002-2007.
Andrea Bayer (a cura di), Dosso Dossi: pittore di corte a Ferrara nel Rinascimento (catalogo della Mostra tenuta a Ferrara, a New York e a Los Angeles negli anni 1998-1999), Peter Humfrey e Mauro Lucco, Ferrara, Ferrara arte, 1998, ISBN non esistente.
Ezio Chini e Francesca De Gramatica, Il "Magno Palazzo" di Bernardo Cles Principe Vescovo di Trento, Trento, 1988.
Luisa Ciammitti (a cura di), Garofalo e Dosso: ricerche sul Polittico Costabili (catalogo della mostra tenuta a Ferrara nel 1998), Venezia, Marsilio, 1998, ISBN8831771442.
Pierluigi De Vecchi e Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, vol.2, Milano, Bompiani, 1999, ISBN88-451-7212-0.
Vincenzo Farinella, Dipingere Farfalle. Giove, Mercurio e la Virtù di Dosso Dossi: un elogio dell'otium e della pittura per Alfonso I d'Este, Firenze, Polistampa, 2007.
Vincenzo Farinella (a cura di), Dosso Dossi: Rinascimenti eccentrici al Castello del Buoconsiglio (catalogo della mostra tenuta a Trento dal 12 luglio al 2 novembre 2014), con Lia Camerlengo e Francesca de Gramatica, Cinisello Balsamo, Silvana editoriale, 2014, ISBN9788836628858.
Carlo Giovannini, Nuovi documenti sul Dosso, in Prospettiva, n.68, 1992, pp.57-60.
Giuseppe Morselli, Biografia dedicata al pittore Dosso Dossi, in Tre grandi della Mirandola, Modena, Gianfranco Ronchetti Editore, 2000, SBNIT\ICCU\MOD\0598221.
Amalia Mezzetti, Il Dosso e Battista Ferraresi, Ferrara, Cassa di Risparmio di Ferrara, 1965.
Alessandro Serafini, LUTERI, Giovanni, detto Dosso Dossi, in Dizionario biografico degli italiani, vol.66, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2006. URL consultato il 30 aprile 2016.
Marco Jellinek, Giovio, Leoniceno, Dosso: un ritratto dimenticato, in Alessandro Ballarin (a cura di), Il camerino delle pitture di Alfonso I, VI, Cittadella, Bertoncello Artigrafiche, 2007, pp.129–158.
Stefano Zuffi, Il Cinquecento, Milano, Electa, 2005, ISBN8837034687.
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