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Gianni Palminteri (Feltre, 9 settembre 1924Feltre, 6 ottobre 1996) è stato un artista e pittore italiano.


Introduzione


Pur riconosciuto come artista informale, negli anni '60 volge le spalle a questo movimento ed inaugura una personale ricerca controcorrente: “Si viene a sapere con scandalo degli ambienti informali che Palminteri di nascosto nel suo studio, ha ripreso a disegnare l'albero e il nudo, a riprendere in mano il pennello, a fare dei piccoli triangoli mettendovi sotto la punta del pennello, disegnando così degli alberelli assai elementari”.[1] Dalla metà degli anni Sessanta, trasforma queste vedute in paesaggi antropomorfi e negli anni Settanta ed Ottanta in paesaggi naturazionali. Di qui la sua estetica giunge a fondere i grandi classici dell'arte italiana con l'essenzialità del gesto orientale in un originale stile sincretico. Instancabile sperimentatore di tecniche pittoriche e grafiche. È stato anche poeta.


Biografia


Frequenta gli studi classici al Collegio Aeronautico di Forlì.

Dal 1945 gioca come portiere della Feltrese e dipinge già. Nel 1948 l'Inter lo convoca come portiere a Milano dove rimane per una stagione. Un rovinoso incidente sul campo ne interrompe la carriera calcistica, mentre quella artistica inizia a essere coltivata nelle lunghe soste forzate a letto. Tra i concittadini Palminteri stringe amicizia con i fratelli Romano e Tancredi Parmeggiani; è con quest'ultimo che ha lunghe discussioni notturne e scambi di ritratti e disegni fatti nella soffitta paterna, in cui viene visitato anche dall'anziano pittore Juti Ravenna.[2]

Nel 1952 si allontana da Feltre, come diversi artisti conterranei (Luigi Cima, Tancredi Parmeggiani) e fino al 1959 farà la spola con Venezia dove si trasferirà stabilmente dal 1961 al 1964.

Tra il 1952 ed il 1954 si iscrive ai Corsi Liberi del Nudo dell'Accademia di Belle Arti della città lagunare in cui insegnavano allora Bruno Saetti e Gastone Breddo. Con Breddo Palminteri stabilirà un legame maggiormente creativo, infatti ne diviene ben presto assistente fino ad aiutarlo nell'esecuzione di dieci cartocci che il maestro presenterà alla Biennale del 1958, ricevendo il Premio Nazionale.[3]

Nel 1955 partecipa alla 43ª Mostra Collettiva della Fondazione Bevilacqua-La Masa di Venezia con un disegno di una natura morta. Nella Giuria vi sono Guido Cadorin, Francesco Valcanover, Alberto Viani, Virgilio Guidi. A Venezia con Tancredi si avvicina a Peggy Guggenheim e a Carlo Cardazzo, ma dopo alcune visite non si recherà più a Palazzo Venier dei Leoni, preferendo lavorare nel proprio studio nell'attuale Palazzo Mocenigo, sede della Facoltà di Filosofia dell'Università di Venezia. Al 1956 risalgono i Tuffi, orme impresse e lacerate dal tuffo del suo corpo in una coltre di vernici industriali stese su vaste superfici di tela.

Nel 1960 partecipa con Ernesto Treccani, Giulio Turcato, Tono Zancanaro, Achille Perilli, Armando Pizzinato, Riccardo Licata, Ugo Attardi al Primo Premio Nazionale di Pittura "Carlo Rizzarda" che vince (ex aequo) con il Tuffo BE-2A. La Giuria (Carlo Carrà come Presidente, Umbro Apollonio, Silvio Guarnieri, Giuseppe Mazzariol, Franco Russoli e Marcello Venturoli come membri) si dice: “... particolarmente lieta di riconoscere i meriti del pittore Gianni Palminteri, assolutamente inedito ed orientato alle più libere esperienze informali.”[4]

Nel marzo 1962 Miela Reina espone nella Galleria triestina BE-2A l'opera vincitrice del premio Rizzarda e il Civico Museo Revoltella l'acquista per la sua Galleria di Arte Moderna. In quel tempo si trovava a Trieste per le riprese di Senilità Claudia Cardinale, che presenta a Palminteri il brasiliano Maurizio Siqueira, direttore dei musei d'Arte Moderna di Rio de Janeiro e di San Paolo. Egli lo invita a lavorare in Brasile, ma Palminteri declina l'offerta.

A novembre parte alla volta di Parigi; l'occasione è quella di riportare all'artista Riccardo Licata l'auto, ma in realtà è mosso dal richiamo dei grandi artisti che visita ogni giorno al Louvre. Di ritorno a Venezia Siqueira gli presenta Emilio Vedova, Santomaso e Christo che spesso, come lo scultore svedese Axel, lo visita nel suo studio a Ca'Nani.[4]

Ha da poco conosciuto Anita Mini, pittrice, che sarà per tutto il resto della vita sua consorte. Con lei intraprende nel 1965 il primo dei viaggi verso la Sicilia, fermandosi in Toscana, Umbria e Calabria; è in Toscana che può studiare dal vivo i primitivi: Giotto, Masaccio, Piero della Francesca, Pisanello, Pietro e soprattutto Ambrogio Lorenzetti. È da qui che, invece di alimentarsi ad una cultura pittorica di formazione americana, si riaccosta, con assoluta indipendenza rispetto agli orientamenti estetici contemporanei, ai dati delle fonti naturali: paesaggio e uomo. “Perché invece che andare con Pollock, non si può andare con Ambrogio (Lorenzetti)? Sono ritornato nel passato a prendere la rincorsa, volevo ricostruire la pittura là dove si era interrotta”.[5] Nel 1965 torna a Milano per la seconda volta ad esporre alla “Galleria Il Cannocchiale” gli originali paesaggi.

Nel 1968, in occasione del Festival dei due Mondi a Spoleto, adorna il centro storico con i suoi Ambienti, stendardi e tele pendenti dai balconi dei palazzi cittadini.

Dal 1969 si trasferisce a Milano alla “Galleria Patrizia” in cui espongono Roberto Crippa e Gianni Dova. In questo periodo il regista Paolo Luciani gira un cortometraggio, con Gianni e Anita protagonisti, in cui racconta le loro giornate di artisti a Milano.[6]

Dino Buzzati scrive degli affreschi su tavola di quel periodo: “Tempo fa dalla finestra aperta, una quaglia entrò nello studio di Palminteri in corso Magenta e si mise a saltellare sopra i quadri deposti sul pavimento, che rappresentavano, con armonia di tinte e sensibilità naturalistica, vari paesaggi italiani di colli, di valli, di montagne... Un caso? Si direbbe di no. Perché la quaglia, gentilmente estromessa, è tornata ripetutamente nello studio, sistemandosi sempre sopra i paesaggi, che le riuscivano molto più ospitali che non i tetti o i grami giardini di Milano. All'uccello ramingo non si può dare torto. Palminteri con quella sua tecnica personale, sa evocare con molta finezza il fascino e le luci delle campagne solitarie: e, a quanto pare, emulare i trompe l'oeil del leggendario Zeusi.”[7].

Si trasferisce nella campagna vicentina e a Vicenza nel 1971 frequenta l'ambiente culturale della “Galleria Del Ponte”, con Neri Pozza, Tono Zancanaro e Lionello Puppi.[8] In questi anni collabora con la rivista "i Fogli del Ponte" dove pubblica articoli di estetica.

Di qui nel 1985, decide dopo vent'anni di ritornare a Feltre dove resterà fino al 1991, reinterpretando i paesaggi della Valbelluna fino alla nuova partenza, questa volta per la Sabina. Qui conduce un'esistenza isolata, lontano dai contatti con galleristi ed esposizioni e si dedica alla poesia che affianca alle inedite pitture ad olio su carta.

Muore di ictus il 6 ottobre 1996.

Dino Gavina lo ospita nella selezione di artisti da lui considerati autentici e misconosciuti nella mostra "Moderni e Contemporanei” nel 2004 alla Galleria Accursio di Bologna.


Esposizioni



Note


  1. Zaia R. Presentazione della mostra a Noventa Vicentina, 28 ottobre 1979, in Fantinel Luisa, Gianni Palminteri 1948-1993. Segreti naturali, Quaderno Galleria Rizzarda n. 4, Feltre 2008, p. 198.
  2. Fantinel Luisa, Gianni Palminteri 1948-1993. Segreti naturali, Quaderno Galleria Rizzarda n. 4, Feltre 2008, p. 187.
  3. Fantinel Luisa, Gianni Palminteri 1948-1993. Segreti naturali, Quaderno Galleria Rizzarda n. 4, Feltre 2008, p. 188.
  4. Premio Nazionale di Pittura Carlo Rizzarda, catalogo, Feltre, Castaldi 1960, in Fantinel L., op. cit. p. 189.
  5. Gavina Dino, Moderni e Contemporanei. Cento opere, Abacus edizioni, Bologna 2004.
  6. La pizza del cortometraggio è nell'Archivio di famiglia.
  7. Buzzati Dino, Mostre d'Arte, in “Il Corriere della Sera, 19 giugno 1969.
  8. Fantinel Luisa, Gianni Palminteri 1948-1993. Segreti naturali, Quaderno Galleria Rizzarda n. 4, Feltre 2008, p. 191.

Bibliografia



Opere nei Musei


Presso il Museum-Bagheria (Bagheria, PA)

Presso la Galleria Rizzarda (Feltre)

Angolo naturale

Presso il Museo Revoltella - Comune di Trieste

Presso Casa Museo Remo Brindisi, Lido di Spina, Comacchio (FE)


Altri progetti


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