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Giulio Licinio (Venezia, 1527Venezia, 28 aprile 1591) è stato un pittore italiano.

Ritratto di Gentiluomo col figlio
Ritratto di Gentiluomo col figlio

Vita e opere


Bernardino Licinio - Famiglia di Arrigo Licinio con Giulio a dieci anni che porge il cestino di rose alla mamma Agnese
Bernardino Licinio - Famiglia di Arrigo Licinio con Giulio a dieci anni che porge il cestino di rose alla mamma Agnese

Venezia


Giulio Licinio era il secondogenito di una famiglia di pittori veneziani. Il padre Arrigo, fu un pittore modesto, ma lo zio Bernardino Licinio era molto conosciuto e prese presto il nipote a bottega. Fu ritratto con il padre e la madre Agnese all'età di dieci anni dallo zio nel ritratto di famiglia.[1] Anche il fratello maggiore Fabio fu un noto incisore e orafo, e incise anche opere del fratello, nonché del più celebre zio. Anche il suo secondo fratello Giovanni Antonio Licinio fu un celebre pittore e l'accompagnò spesso nelle varie commissioni che Giulio riceva. Dal 1550 furono molte le commissioni che ricevevano i pittori come Bernardino, commissioni di opere sacre con immagini della Madonna, per devozioni private. Queste numerose opere, che erano considerate di minor interesse, erano generalmente eseguite dagli allievi, e Giulio iniziò proprio nella bottega di famiglia a eseguire questo tipo di opere. Alcune di queste opere sono firmate dallo zio, ma in molte si può ritrovare lo stile di Giulio.[2]

Intorno agli anni '60 lo zio morì e Giulio ereditò sia la bottega che le commissioni. In questo periodo la grossa tradizione della pittura veneta escluse dalle grosse commissioni molti pittori di buona levatura come i Licinio, ma anche Lorenzo Lotto e il Pordenone (che alcune fonti vogliono parente e maestro di Giulio), tutti costretti a emigrare perché non reggevano il confronto con mostri sacri come Tiziano, il Tintoretto o il Veronese.

Ma fu proprio Tiziano, insieme a Jacopo Sansovino, che gli procurò, nel 1556, la sua più importante opera veneziana: tre dei ventuno tondi che decorarono la Libreria di San Marco, appena costruita dall'architetto fiorentino a completamento di piazza San Marco. Giulio aveva già espresso un gusto personale, non più erede dello stile dello zio, a esempio nella pala d'altare della chiesa di Sant'Antonio Abate di Lonno, paese del bergamasco[3] nel 1553 e alcuni ritratti del patriziato veneto.

Al progetto della decorazione della Biblioteca nazionale Marciana parteciparono:, oltre Giulio Licinio, Giuseppe Porta, Battista Franco, Giovanni De Mio, lo Schiavone, Paolo Veronese e Giovanni Battista Zelotti. Il Licinio fu chiamato a dipingere i seguenti soggetti: La Veglia e il Sacrificio, La Gloria e la Beatitudine e La conquista della Virtù. Altri suoi affreschi e pale d'altare, del periodo italiano del pittore, si trovano a Murano, Verona e Manfredonia in Puglia.


Alla corte degli Asburgo


Conversione di Saulo
Conversione di Saulo

Nel 1559 la sua vita ebbe una svolta quando fu chiamato ad Augusta dall'Imperatore Ferdinando I d'Asburgo, in quel periodo impegnato nella città svevo-bavarese, per la Dieta, con gli altri principi elettori tedeschi. In questa città fu chiamato a dipingere gli affreschi per il palazzo del ricco mercante Hieronymus Rehlinger. Ad Augusta il Licinio aprì una propria bottega alla quale parteciparono altri pittori di origine italiana come ad esempio Antonio Ponzano. Questo creò un certo malcontento tra i pittori locali, anche se lo stile importato dall'Italia non tardò ad affermarsi sia in Baviera che nel resto del paese, influenzando, loro malgrado anche i pittori locali.

La sua opera più importante per gli Asburgo fu la decorazione del Castello di Pozsony, nel quale lavorò tra il 1563 e il 1570, insieme all'altro fratello Giovanni Antonio Licinio. Altri suoi lavori si trovano a Vienna, Graz, Ebersdorf e nella Kunstkammer dell'Imperatore Rodolfo II a Praga.


Ritorno a Venezia


Nel 1578 fece ritorno nella sua città natale. Carico di esperienza e onorato in Germania, il Licinio aveva delle speranze su nuove commissioni in patria, ma a parte le dodici tele delle Allegorie di Virtù morali fatte per il Palazzo Ducale, dipinte fra il 1577 e il 1590, non ebbe più commissioni di rilievo.

Giulio Licinio morì a Venezia il 28 aprile del 1591.


Opere



Note


  1. Luisa Vertova, Bernardino Licinio, in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo, Poligrafiche Bolis Bergamo, 1975, pp. 373–467.
  2. Vertova, p. 516.
  3. Chiesa di Sant'Antonio Abate, su comune.nembro.bg.it, Comune di Nembro. URL consultato il 22 gennaio 2022.

Bibliografia



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[en] Giulio Licinio

Giulio Licinio (16th century) was an Italian painter of the Renaissance period. He was born in the town of Pordenone and is said to have been a nephew of the painter il Pordenone, and brother of Giovanni Antonio.[1] He painted in Augsburg as late as 1561, and he is thought to have died there.

[es] Giulio Licinio

Giulio Licinio (Venecia, 1527 - Venecia, después del 12 de julio de 1593), pintor italiano, activo en Venecia durante el Renacimiento tardío.

[fr] Giulio Licinio

Giulio Licinio dit Il romano, (Pordenone, v. 1527 - Venise, ap. 1584 ou 1591) est un peintre italien maniériste de la Renaissance tardive.
- [it] Giulio Licinio



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