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Pietro Longhi, nato Pietro Falca (Venezia, 15 novembre 1701 – Venezia, 8 maggio 1785), è stato un pittore italiano.

«Fortunato sarà ugualmente il nostro comune amico celebratissimo Pietro Longhi, pittore insigne, singolarissimo imitatore della natura che, ritrovata una originale maniera di esprimere in tela i caratteri e le passioni degli uomini, accresce prodigiosamente le glorie dell'arte della Pittura, che fiorì sempre nel nostro Paese.»

(Carlo Goldoni, Le commedie, X, 1755)
Presunto autoritratto di Pietro Longhi (circa 1759), conservato presso Ca' Rezzonico
Presunto autoritratto di Pietro Longhi (circa 1759), conservato presso Ca' Rezzonico

Per l'opera del Longhi bisogna tener presente i costanti riferimenti al mondo teatrale, e può essere tracciato uno sviluppo parallelo tra l'opera del pittore e quella del commediografo Goldoni, quest'ultimo, attraverso il superamento della commedia dell'arte, crea un nuovo tipo di teatro ispirato alla vita reale, allo stesso modo l'artista, pittore principalmente dell'alta borghesia mercantile veneziana, propone nella sua pittura, un'attenta osservazione e la cronaca puntuale del costume sociale di un'intera epoca.


Biografia


Pastorello in piedi, 1740, Rovigo, Museo del Seminario
Pastorello in piedi, 1740, Rovigo, Museo del Seminario

Nasce a Venezia, nella parrocchia di Santa Margherita, dall'argentiere Piero Falca. Nel libro dei battesimi è registrato come Pietro Falca e si ignora l'origine del cognome Longhi, che compare solo nei documenti riguardanti la sua attività artistica.

Come attestano il figlio Alessandro e Pietro Guarienti, ebbe una prima formazione presso la bottega di Antonio Balestra quindi, su raccomandazione di quest'ultimo, trascorse un periodo a Bologna come discepolo di Giuseppe Maria Crespi[1].

È per la prima volta documentato l'8 luglio 1732 come autore della pala del San Pellegrino condannato al supplizio nella chiesa parrocchiale di San Pellegrino (Bergamo). In quest'opera sono stati notati influssi derivanti da Antonio Balestra, Sebastiano Ricci e Giovanni Battista Tiepolo.

Il 27 settembre 1732 sposa Caterina Maria Rizzi nella chiesa veneziana di San Pantalon e il 12 giugno 1733 viene al mondo il primogenito Alessandro, cui seguiranno altri dieci figli, di cui però solo Maddalena Anna, nata nel 1738 e Antonia Lucia, nata nel 1741, giungeranno alla maggiore età. Antonio Maria Zanetti menziona in quest'anno la pala longhiana dell'Adorazione dei Magi nella chiesa veneziana di Santa Maria Materdomini, dalla quale scomparve nei primi anni dell'Ottocento, per essere poi riconosciuta dal Martini nel 1964, con qualche incertezza di attribuzione, nella Scuola veneziana di San Giovanni Evangelista.

Nel 1734 termina e data gli affreschi veneziani delle pareti e del soffitto dello scalone di Ca' Sagredo a Santa Sofia, rappresentanti la Caduta dei giganti, nei quali sono stati ravvisati influssi bolognesi, così da ipotizzare un viaggio a Bologna intorno al 1733.

Abbandonata molto presto la pittura religiosa e mitologica, gli influssi bolognesi si accentuano nelle scene di genere dipinte dalla metà degli anni Trenta al 1740 circa, come nei quadri con motivi rustici e contadineschi ispirati agli esempi olandesi e fiamminghi, tra questi i Pastorelli di Rovigo, di Bassano, la "Filatrice" e le "Filatrici" di Venezia (Pinacoteca Querini Stampalia) dal colore pastoso e dalla luce fredda, non a caso attribuite a lungo al bolognese Giuseppe Maria Crespi, o le tele custodite in Ca' Rezzonico. Successive varianti di questi soggetti risentono in parte dello stile di Giovan Battista Piazzetta come, ad esempio, la "Contadina addormentata" di Venezia (Pinacoteca Querini Stampalia).

La lezione di danza, ca 1741, Venezia, Gallerie dell'Accademia
La lezione di danza, ca 1741, Venezia, Gallerie dell'Accademia

Si iscrive nel 1737 alla Fraglia dei pittori veneziani - ne farà parte fino al 1773 - e dal 1740 risulta domiciliato presso Leonardo Emo, nella parrocchia di San Pantalon, nell'edificio attualmente recante il numero civico 3802, dove abiterà per tutta la vita. Il 7 settembre Giulia Calbo Giovanelli fa spedire al barone Fedrigazzi a Innsbruck La clemenza di Tito, ora perduta.

Alla fine degli anni Trenta, Longhi si allontana dai soggetti del Crespi o, come scrive il figlio Alessandro, avendo uno spirito brillante e bizzarro, posesi a dipinger in certe piccole misure Civili trattenimenti, cioè Conversazioni, Riduzioni; con ischerzi d'amore, di gelosie; i quali tratti esattamente dal naturale fecero colpo, per avvicinarsi, appunto, alle scene di conversazioni inglesi e alle scene galanti francesi; dai soggetti popolari eseguiti con forti contrasti cromatici, passa così a rappresentazioni pacate, ricche di particolari con modulazioni luminose delicate e profondità spaziale, come nel firmato e datato 1741 Il concertino la prima scena di vita veneziana, e nelle contemporanee La lezione di danza, Il sarto, La toeletta, La presentazione e La visita alla biblioteca di Worcester.

Si pensa che il Longhi abbia conosciuto opere di fiamminghi come Cornellsz, inglesi come William Hogarth, e anche francesi come Watteau, tramite incisioni portate dal pittore e incisore francese Joseph Filpart, attivo a Venezia dal 1737 al 1750. Anche gli esempi di Rosalba Carriera, grande pastellista che ben conosceva la pittura francese e dell'amico Jacopo Amigoni, portano Longhi a una stesura tonale più sottile e a un uso discreto delle ombre colorate, con tocchi leggeri di pennello che producono sulla tela piccole macchie di elevata luminescenza.

Il 25 marzo 1745 s'inaugura la cappella della Madonna di Loreto nella chiesa di San Pantalon, con gli affreschi longhiani della Madonna col Bambino, santi e angeli, la Madonna di Loreto, l'Apparizione della Madonna col Bambino, la Madonna col Bambino e sante e una Santa martire che, per quanto danneggiati nel 1954, confermano la presenza nel Longhi del colorismo della Carriera e dell'Amigoni:

«La preziosa esistenza delle immagini è tutta affidata al colore, che per la impalpabile morbidezza di sfumature e di trapassi trova unico riscontro… nei pastelli di Rosalba Carriera… e una melodia di toni magicamente scolorati, da temere che un soffio li cancelli: azzurri e rosa teneri, arancioni luminosi…»

(Valcanover, 1956)
Il farmacista, 1752, Venezia, Ca' Rezzonico
Il farmacista, 1752, Venezia, Ca' Rezzonico

Appartengono a questi anni le tele Il risveglio del cavaliere e La moscacieca, delle Collezioni reali di Windsor e Lo svenimento e Il gioco della pentola della National Gallery di Washington, ma anche le tele, già nella collezione Gambara e ora Pancieri, nel castello di Zoppola e quelle della Pinacoteca veneziana Querini Stampalia le quali, datate al 1750, mostrano una ripresa dei temi crespiani che tuttavia non avranno seguito, avviandosi decisamente il Longhi per almeno vent'anni nella corrente pittorica del rococò veneziano espresso dalla Carriera, dall'ultimo Ricci e da Gianantonio Guardi.

Nella prima metà degli anni Cinquanta si dedica prevalentemente alle carriere, rappresentazioni di reali e comuni attività popolari e borghesi, come Il cavadenti, L'indovino, La venditrice di frìtole o il noto Il farmacista, dove Longhi unisce l'influsso francese con un'osservazione bonariamente ironica di stampo e di colore veneziano; nella parete di fronte, in alto, rende omaggio al vecchio maestro Antonio Balestra riproducendone una sua Natività. Di poco successivo (1755-57) è il gruppo dei Sacramenti: sette tele commissionate da Giovanni o Andrea Querini Stampalia e tuttora conservate a Venezia nella omonima Pinacoteca, che iconograficamente si rifanno alle opere di analogo tema del Crespi, ma interpretate nella sfumata forma coloristica comune di questo periodo maturo del Longhi (Dazzi-Merkel, 1979, pp. 22; 90-91).

Il 31 dicembre 1756 è accolto nell'Accademia veneziana di pittura e scultura, presieduta dal Tiepolo, presentando, quale Morceau de réception un Pitagora filosofo, ora conservato alle Gallerie dell'Accademia, e insegnandovi fino al 1780. Data al 1756 L'indovina della National Gallery di Londra.

Il 13 agosto 1760 Gaspare Gozzi lo cita nella "Gazzetta Veneta" confrontandolo col Tiepolo e il 2 settembre Pietro Gradenigo lo qualifica "pittore per attitudini naturali, e parlanti caricature".

Dagli anni Sessanta muta lo stile longhiano, con tonalità brunastre e un disegno che appare meno curato, per il quale si è ipotizzata una sua consapevole scelta "rembrandtiana" sulla scia del contemporaneo Nogari, ma appare in realtà la stanchezza di una maniera che, dopo tanti anni, non trova più una capacità di rinnovamento. Nonostante ciò appartiene a questo periodo la notevole serie de La "Caccia in valle", suddivisa in sette episodi che narrano le varie fasi nelle quali si articola il soggetto. Commissionati al L. dal nobile Pietro Barbarigo, i dipinti datano fra il 1765 e il '70 e sono anch'essi custoditi a Venezia nella Pinacoteca Querini Stampalia (Dazzi-Merkel, 1979, p. 95). La serie piacque molto, al suo tempo, tanto che fu tradotta in incisione da Marco Pitteri con l'aggiunta di didascalie esplicative in versi endecasillabi.

Nel 1763 dirige l'Accademia di disegno e intaglio, istituita dalla famiglia Pisani, poi chiusa nel 1766; si fa più importante l'attività di ritrattista, a cui partecipa anche il figlio Alessandro. Nel 1779 partecipa all'elezione all'Accademia di Antonio Canova; l'8 maggio 1785, dopo una malattia di dieci giorni, muore da mal di petto.


Itinerario critico


Il matrimonio, 1755-57, Venezia, Pinacoteca Querini Stampalia
Il matrimonio, 1755-57, Venezia, Pinacoteca Querini Stampalia

«… Longhi dipinse per i veneziani appassionati di pittura la loro stessa vita, in tutte le sue fasi quotidiane, domestiche e mondane. Nelle scene riguardanti l'acconciatura e l'abbigliamento della dama, troviamo il pettegolezzo del barbiere imparruccato, le chiacchiere della cameriera; nella scuola di danza, l'amabile suono del violino. Non c'è nessuna nota tragica…Un senso di profonda cortesia di costumi, di grande raffinatezza, insieme con un onnipresente buonumore distingue i dipinti del Longhi da quelli di Hogarth, a volte così spietato e carico di presagi di mutamento.»

(Berenson)

«… il suo merito principale consiste nell'aver introdotto a Venezia il quadro di genere applicando gli insegnamenti del suo maestro Giuseppe Crespi alla società veneziana del Settecento che egli, senza pretendere agli intendimenti morali di Hogarth e senza possedere la grazia delicata, né il sentimentalismo, né l'acutezza psicologica dei pittori francesi contemporanei, riprodusse fedelmente con amabile realismo…»

(Ravà)

«… l'argomento della sua pittura è la cronaca mondana... ma il genere gli si stereotipa sotto il pennello, un po' alla volta gli diventano convenzionali, di maniera, quegli stessi aspetti grazie ai quali la letteratura encomiastica innamorata della vita del Settecento lo assomiglia, poi, leggermente a Goldoni pel suo dono di osservazione, al Parini, ancora più leggermente, per la evidenza molto discutibile della sua satira»

(Damerini)

«Si tratta di una specie di Molière della pittura, o piuttosto…di una equivalenza pittorica del Goldoni più incisivo ed ironico. In genere si è molto apprezzato il valore documentario di questo diario illustrato, trascurandone le alte qualità pittoriche, testimoni di una sensibilità eccezionale per gli interni, per i colori dimessi e ben calcolati…»

(Chastel)

«L'impressione di disorganicità nella rappresentazione, sia per la composizione che per il tema, è tipica del Longhi e pone il problema se egli fosse un autentico o un falso naif…È un pittore che raccoglie le più ottuse e bizzarre lodi…Poiché è unico, si è concluso che sia d'incalcolabile importanza. Ma la sua goffa tecnica, la sua incapacità di stabilire i piani del dipinto e di disegnare con proprietà sono puri difetti che non riuscì a correggere in tanti anni di pratica»

(Levey)

«Per la prima volta, col Longhi, i fatti della vita sono veduti e annotati oggettivamente e cioè senza pregiudizi sociali o intenzioni moralistiche. È la vita sociale, come tale, che diventa materia di pittura e non si propone di copiarla né d'interpretarla, ma semplicemente di vederla con mente attiva, cioè con acutezza o arguzia. Perché tra il pittore e l'oggetto si stabilisca questo rapporto d'interesse, bisogna togliere di mezzo ogni convenzione o pregiudizio, a cominciare dall'idea che la pittura celebri o storicizzi l'episodio o il personaggio. Tra il pittore e l'oggetto c'è una contemporaneità che impedisce il giudizio e suscita l'interesse: e l'interesse (non più il pietoso amore o il superbo disprezzo) per il prossimo è la base della nuova etica, per cui l'uomo deve vivere tra i suoi simili attivamente e da pari a pari. Così il Longhi, dipingendo, accentua discretamente, quasi involontariamente, quello che lo interessa di più o prima: il vestito rosa o celeste, elegante, della dama o l'arredo della camera o, magari, il cagnolino. Sono, per lui, i segni rivelatori, che di un aneddoto banale fanno una situazione significativa: e il suo spazio pittorico, non più per principio prospettico o tonale o luministico, è semplicemente lo spazio di una situazione»

(Argan)
Il cavadenti, ca 1750, Milano, Pinacoteca di Brera
Il cavadenti, ca 1750, Milano, Pinacoteca di Brera

Opere


Il rinoceronte, particolare, 1751, Venezia, Ca' Rezzonico
Il rinoceronte, particolare, 1751, Venezia, Ca' Rezzonico

Note


  1. Francesco Sorce, Pietro Longhi (Falca), in Dizionario biografico degli italiani, vol. 65, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005. URL consultato il 17 settembre 2013.

Bibliografia



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[de] Pietro Longhi

Pietro Longhi (* 5. November 1702 in Venedig; † 8. Mai 1785 ebenda) war ein Maler des venezianischen Rokoko. Er malte Fresken, Altarbilder, Porträts sowie Genreszenen aus dem Venedig seiner Zeit.

[en] Pietro Longhi

Pietro Longhi (1702 or November 5, 1701[1] – May 8, 1785) was a Venetian painter of contemporary genre scenes of life.

[es] Pietro Longhi

Pietro Longhi (Venecia, 5 de noviembre de 1701 – 8 de mayo de 1785) fue un pintor y grabador italiano de escenas costumbristas.

[fr] Pietro Longhi

Pietro Falca, dit Pietro Longhi, né à Venise le 5 novembre 1701 où il est mort le 8 mai 1785, est un peintre vénitien. Il est surtout célèbre pour ses tableaux représentant la vie quotidienne de l'aristocratie vénitienne au XVIIIe siècle.
- [it] Pietro Longhi

[ru] Лонги, Пьетро

Пьетро Лонги (итал. Pietro Longhi; собственно Фалька [Falca]; 5 ноября 1702, Венеция — 8 мая 1785, там же) — итальянский (венецианский) живописец и график, один из крупнейших представителей венецианской школы эпохи рококо.



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