Ugo Giannattasio (Roma, 2 agosto 1888 – Roma, 7 giugno 1958) è stato un pittore e scrittore italiano.
Nato a Roma da Adolfo ed Emma Mirone, frequenta l'Accademia di belle arti e la Scuola libera del nudo, dove è allievo dello scultore palermitano Ettore Ximenes.
Nel 1906 si trasferisce a Parigi, fucina delle nuove tendenze artistiche (vi soggiornano anche Pablo Picasso e Amedeo Modigliani), dove frequenta il nucleo di artisti che si raduna al caffé letterario Closerie des Lilas, fra i quali anche Gino Severini, Ubaldo Oppi e Filippo Tommaso Marinetti.
Nel 1911 aderisce al movimento futurista, trovandovi una forte ostilità da parte di Carlo Carrà e di Umberto Boccioni, pertanto non ne partecipa alle manifestazioni ufficiali[1]; nel 1912 è al Salon des Indépendants con il Le vent de la nuit, distrutto durante la prima guerra mondiale, mentre l'anno successivo riscuote i primi consensi da pubblico e critica con Le tourniquet du café de Paris, sicuramente l'opera più nota dell'artista romano, suscitando l'interesse di André Salmon e Guillaume Apollinaire che ne propone un confronto con Robert Delaunay[2].
Nel 1913 e nel 1914 espone al Salone d'autunno tedesco[3] e alla galleria Der Sturm di Berlino; nello stesso anno, partecipa all'Esposizione libera futurista internazionale di Roma con Il carosello[4].
Nel 1914 si arruola come volontario nella legione straniera: a seguito di un ferimento, nel 1915 ritorna in patria, dove è sottotenente nell'esercito italiano[5]. Nel 1920 partecipa all'Exposition International d'Art Moderne di Ginevra: nello stesso anno, si sposa con Renata Vaccaro e realizza con Enrico Prampolini la creazione dei costumi di scena per la rappresentazione di Il teatro del colore dello scrittore Achille Ricciardi presso il Teatro Argentina di Roma[6].
In questi anni fonda con Arturo Ciacelli, Vincenzo Cardarelli, Julius Evola e Enrico Prampolini il Cenacolo dell'Augusteo[7], luogo ricavato nei sotterranei del Mausoleo di Augusto che funge da ritrovo di artisti della corrente dadaista e di esposizione delle relative opere.
Nel 1922 espone alla rassegna di Valori plastici, movimento del quale è membro con altri artisti quali Armando Spadini, Riccardo Francalancia e Carlo Socrate e alla Fiorentina Primaverile dello stesso anno[8] con le tre nature morte Fruttiera, Bottiglia e bicchieri e Il bricco.
Dopo la seconda metà degli anni Venti si ritira dal panorama artistico, nel 1926 si arruola nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e nel 1935 partecipa alla Guerra d'Etiopia. Nel 1943 si rifiuta di aderire alla Repubblica di Salò, viene fatto prigioniero dai Tedeschi e deportato in Germania nei campi di prigionia nazisti. Nel 1945 fugge e torna in Italia poco prima della Liberazione[9], trasferendosi a Torino con la moglie e le due figlie, riprendendo l'attività artistica e partecipando a diverse esposizioni.
Muore a Torino il 7 giugno 1958.
La figlia Maddalena (1922-2008), anch'essa pittrice, è moglie del noto architetto francese Paul Nelson.
Presso la Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice di Roma è conservato un fascicolo contenente lettere manoscritte dall'artista[10].
L'attività pittorica di Giannattasio si sviluppa, in una prima fase, all'interno dei canoni del Futurismo, evidenti nelle opere focalizzate sui temi dei motori e della velocità molto vicini al pensiero di Marinetti.
La sua opera più nota, Le tourniquet du café de Paris è stilisticamente molto vicina al dinamismo dell'amico Gino Severini e presenta elementi cubisti nella spogliatezza dei tratti.
A partire dagli anni Venti (mostra di Valori plastici), abbandona il Futurismo dedicandosi a una ripresa della pittura figurativa e a tratti postmetafisica nella rappresentazione di nature morte.
Il dopoguerra è caratterizzato da una nuova fase, più meditativa e cromatica.
Molto attivo nella scrittura, Giannattasio già nel 1914 pubblica la raccolta Les contes du dimanche, mentre nel 1919 il romanzo Gli spettacoli dell'altro mondo.
Tra il 1918 e il 1925 collabora con la rivista Epoca in qualità di critico d'arte.
Nel 1953 è tra i fondatori, con Emanuele Micheli, Adriano Parisot, Emilio Vedova ed Enrico Prampolini della rivista d’arte I 4 Soli[11].
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