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L'Afrodite "Louvre-Napoli" era una statua greca attribuita allo scultore Callimaco[1] e datata alla fine del V secolo a.C., nota da numerose copie o rielaborazioni della scultura romana. Il tipo scultoreo è citato anche come "Afrodite del Fréjus"[2] o come "Venere Genitrice".

Afrodite detta del Fréjus, Museo del Louvre
Afrodite detta "del Fréjus", Museo del Louvre

L'originale poteva essere in bronzo secondo alcuni studiosi o in marmo secondo altri[3]. È stato supposto che possa essere identificato con un simulacro di culto che Callimaco avrebbe realizzato per un tempio di Corinto o dell'agorà di Atene o ancora di Trezene (Afrodite Nymphia, citata da Pausania[4]). Afrodite è raffigurata in piedi coperta da una lunga veste, ma con spalla e seno sinistri scoperti. Nella mano sinistra tiene racchiusa una mela, forse il pomo d'oro di Paride: in tal caso sarebbe da interpretare come un'Afrodite vincitrice (della gara di bellezza tra le dee). Il tipo statuario è stato interpretato anche come un'Afrodite protettrice delle spose nel giorno delle nozze[5].

La figura si ispira a modelli policletei per il ritmo contrapposto delle braccia e delle gambe (poggia sulla gamba sinistra tesa, con la destra piegata e leggermente più indietro, e leva in alto il braccio destro). Il corpo è rivestito da un panneggio sottile e aderente, quasi trasparente, che richiama effetti delle sculture fidiache del Partenone, con pieghe lineari e nitide[6].


Principali repliche


A partire dal IV secolo a.C. la statua originale ispirò nuove creazioni con varianti e trasformazioni. Dalla prima metà del I secolo a.C. fu replicata da figurine in terracotta[7].

Si è supposto che l'Afrodite di Callimaco possa aver ispirato la Venere Genitrice, opera dello scultore Arcesilao (Arkesilas), commissionata da Cesare come simulacro di culto nel tempio della dea al Foro di Cesare[8]. Per l'importanza nella propaganda imperiale di questa scultura furono realizzate numerose copie nel corso della prima età imperiale[9]. Altre copie sono ascrivibili in particolare all'epoca adrianea, in seguito alla devozione dell'imperatrice Sabina per Venere Genitrice[10].

Le copie conosciute sono state suddivise in tre gruppi[11]: nel primo la dea ha la spalla e il seno sinistro scoperto, come nell'originale; nel secondo il petto è coperto (si tratta di una variante romana utilizzata con teste ritratto anche di imperatrici); il terzo consiste in elaborazioni e varianti derivate dal modello originale[12].

Il tipo è conosciuto come "Louvre-Napoli" per le due copie "capostipiti" (le più vicine all'originale, che nella storia degli studi hanno permesso l'identificazione del tipo), conservate nel Museo del Louvre[13] a Parigi e nel Museo archeologico nazionale di Napoli[14].

Denominazione Museo Provenienza Datazione della copia Note Immagine
Afrodite detta "del Fréjus" Museo del Louvre (Parigi) probabilmente proveniente da Napoli[15] ritenuta una copia romana della fine del I - inizi del II secolo [16] (vedi più in alto nella pagina)
Afrodite Museo archeologico nazionale (Napoli) attestata nella collezione di casa Sassi ad Ercolano, passata a Roma alla collezione Medici e poi Farnese ritenuta copia di epoca adrianea [17] Foto Alinari
Charis (senza testa) Museo nazionale romano (Roma), sede di palazzo Massimo alle Terme rinvenuta nel 1862 negli scavi della Domus Tiberiana sul Palatino, forse proveniente dal tempio della Magna Mater (come Venere Genitrice) ritenuta copia di epoca adrianea [18][19] Foto Scala (Firenze); Foto su AncientRome.ru; Foto AERIA (Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg)
Venere Genitrice Galleria Borghese (Roma) [20] Foto Alinari; Foto Scala (Firenze); Foto AERIA (Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg)
Venere Genitrice Galleria Colonna (Roma) [21] Foto AERIA (Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg)
Venere Genitrice (senza testa) Musei Capitolini (Roma), sede della Centrale Montemartini proveniente dall'Esquilino (Giardini di Mecenate)
Venere Genitrice Musei Vaticani [22] Foto AERIA (Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg)
Sabina come Afrodite Museo archeologico (Ostia antica)
Afrodite Galleria degli Uffizi (Firenze) proveniente da Roma, villa Borghese [23] Foto AERIA (Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg)
Afrodite velata Mantova da Roma, collezione di Giovanni Ciampolini e spostato a Mantova da Giulio Romano [24]
Afrodite Museo archeologico di Argo da Larissa [25]
Afrodite (senza testa) Museo archeologico (Salonicco o Tessalonica) [26]
Afrodite Museo del Louvre (Parigi) proveniente da Villa Borghese a Roma (1638-1808), con testa probabilmente non pertinente copia di epoca antonina in marmo pentelico [27]
Afrodite Holkham Hall di Holkham (Norfolk acquistata a Roma nel 1749 replica di epoca flavia [28]
Afrodite Museo dell'Hermitage di San Pietroburgo proveniente dalla collezione di Campana di Roma, acquistata nel 1861, con testa non pertinente
Venus Genitrix (senza testa) Metropolitan Museum of Art (New York)
Afrodite Detroit Institute of Arts (Detroit) attribuita al I secolo d.C. [29] Foto DIA
Venus Genetrix (senza testa) Jean Paul Getty Museum (Malibù) attribuita al II secolo [30] Foto Getty Museum
Venus Genetrix (senza testa) Royal Ontario Museum (Toronto) [31]
Venus Genitrix rinvenuta a Villa Adriana dal duca Braschi e passata alla collezione Vescovali, identificata con una Flora posseduta dal conte Giuseppe Fede e passata poi al Museo Pio Vaticano, e restaurata dal Cavaceppi e vista poi da Piranesi nello studio di Pacetti: questa scultura venne poi donata a papa Pio VI e passò a palazzo Braschi [32]

Note


  1. L'attribuzione a Callimaco dell'originale di questo tipo scultoreo è ora comunemente accettata, ma in passato sono state ipotizzate attribuzioni anche ad altri scultori (Alcamene, Agoracrito, autore della Nemesi di Ramnunte, Prassitele, Antifane o Periclito, scultori della cerchia di Naucide), o ancora la scultura è stata ritenuta un'opera eclettica neoattica della prima epoca imperiale: Baena del Alcázar, citato in bibliografia, pp.227-228 e 231-232.
  2. Scheda del tipo "Aphrodite Fréjus" sul data base Aracne (Central object-database of the Research Archive for Ancient Sculpture at the University of Cologne and the German Archaeological Institute).
  3. Baena del Alcázar, citato in bibliografia, p.232.
  4. Pausania, 2, 32,7
  5. Eugenio La Rocca, "Una testa femminile nel Museo Nuovo dei Conservatori e l'Afrodite Louvre-Napoli", in Annuario della Scuola archeologica di Atene e delle missioni italiane in Oriente, 50-51, 1972-1973, pp. 419-450.
  6. Baena del Alcázar, citato in bibliografia, pp. 228-230.
  7. In particolare la città microasiatica di Myrina si era specializzata nella produzione di statuette in terracotta (alcune delle quali superano i 40 cm di altezza) con diverse raffigurazioni di Afrodite: Scheda sulle officine coroplastiche di Myrina sul sito del Louvre e fotografia di una replica del tipo dell'Afrodite Louvre-Napoli (inv. Myr 28).
  8. Il tipo della "Afrodite Louvre-Napoli" si riconosce in alcune monete di Sabina e di Adriano con la legenda "VENERI GENITRICI": M. Bieber, "Die Genetrix des Arkesilaos", in Mitteilungen des Deutschen Archaeologischen Instituts, Romische Abteilung, 48, 1933, pp. 261-276; Baena del Alcázar, citato in bibliografia, pp. 235-239.
  9. Una di queste copie è raffigurata nella Colonna Traiana, dove nella rappresentazione della città di Ancona compare un tempio di Venere con il simulacro del tipo dell'Afrodite "Louvre-Napoli", identificato con resti rinvenuti sotto la cattedrale di San Ciriaco: Stefania Sebastiani, Ancona (Città antiche in Italia), Roma 1998, p. 33.
  10. Baena del Alcázar, citato in bibliografia, p.239.
  11. W. Klein, Prasiteles, Leipzig 1898
  12. Baena del Alcázar, citato in bibliografia, p.228.
  13. Louvre, inventario Ma 525 o MR 367.
  14. Museo archeologico nazionale di Napoli, inventario 5997.
  15. Era stata identificata con una scultura di cui è noto dalle cronache il rinvenimento nel 1664 a Fréjus (dipartimento francese del Var, antica Forum Julii), e il successivo invio a Parigi, ma fu più probabilmente rinvenuta a Napoli intorno al 1520 e donata al re Francesco I di Francia intorno al 1530 da Renzo da Ceri: Baena del Alcázar, citato in bibliografia, nota 5 a p.225
  16. Scheda e altra scheda sul sito del Louvre; Scheda 120108 sul database Arachne (Central object-database of the Research Archive for Ancient Sculpture at the University of Cologne and the German Archaeological Institute).
  17. Scheda 13271 sul database Arachne (Central object-database of the Research Archive for Ancient Sculpture at the University of Cologne and the German Archaeological Institute)
  18. (EN) Aphrodite, so-called Charis. Rome, Palatine Museum, su ancientrome.ru. URL consultato il 25 giugno 2022.
  19. Venus Genetrix, su www.aeria.phil.uni-erlangen.de. URL consultato il 25 giugno 2022.
  20. Scheda sul Wissenwertes Virtuelle Museum Photosammlung della Friedrich-Alexander-Universität Erlangen-Nürnberg (Norimberga).
  21. Venus Genetrix, su www.aeria.phil.uni-erlangen.de. URL consultato il 25 giugno 2022.
  22. Venus Genetrix, su www.aeria.phil.uni-erlangen.de. URL consultato il 25 giugno 2022.
  23. Venus Genetrix, su www.aeria.phil.uni-erlangen.de. URL consultato il 25 giugno 2022.
  24. Maria Elena Gorrini, "L'Afrodite velata di Mantova. Nuove osservazioni", in Imagines. La Antigüedad en las Artes escénicas y visuales (congresso internazionale, 22-24 ottobre 2007), Logroño 2008, pp.333-350.
  25. Scheda 715 sul data base Arachne (Central object-database of the Research Archive for Ancient Sculpture at the University of Cologne and the German Archaeological Institute).
  26. (EN, DE) Statue der Aphrodite im Typus Fréjus, su europeana.eu, Europeana. URL consultato il 2 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2014).
  27. Louvre, inventario Ma 48: vedi scheda 10010180 sul Census of Antique Works of Art and Architecture Known in the Renaissance (Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften e Humboldt-Universität zu Berlin).
  28. Scheda 7450 sul data base Arachne (Central object-database of the Research Archive for Ancient Sculpture at the University of Cologne and the German Archaeological Institute).
  29. Scheda Archiviato il 23 settembre 2015 in Internet Archive. sul sito del Detroit Institute of Arts (DIA).
  30. Scheda sul sito del Getty Museum.
  31. Cornelia G. Harcum, "A Statue of the Type Called the Venus Genetrix in the Royal Ontario Museum", in American Journal of Archaeology, 31,2, 1927, pp.141-152.
  32. Massimiliano Papini, Palazzo Braschi. La collezione di sculture antiche, Roma 2000, pp.32-34.

Bibliografia



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[en] Venus Genetrix (sculpture)

The Venus Genetrix (also spelled genitrix)[1] is a sculptural type which shows the Roman goddess Venus in her aspect of Genetrix ("foundress of the family"), as she was honoured by the Julio-Claudian dynasty of Rome, which claimed her as their ancestor. Contemporary references identify the sculptor as a Greek named Arcesilaus.[2] The statue was set up in Julius Caesar's new forum, probably as the cult statue in the cella of his temple of Venus Genetrix.[3] Through this historical chance, a Roman designation is applied to an iconological type of Aphrodite that originated among the Greeks.
- [it] Afrodite tipo Louvre-Napoli

[ru] Венера Прародительница (скульптура)

Венера Прародительница, Афродита в садах (лат. Venus Genetrix, др.-греч. Ἀφροδίτη ἐν κήποις) — тип античной статуи, атрибуция которой вызывала в истории искусствознания долгие споры.



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