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Domenichino, pseudonimo di Domenico Zampieri (Bologna, 21 ottobre 1581 – Napoli, 6 aprile 1641), è stato un pittore italiano.

Arco di Trionfo (1607-1610), su modello dell'Arco di Traiano (Ancona) Madrid, Prado
Arco di Trionfo (1607-1610), su modello dell'Arco di Traiano (Ancona) Madrid, Prado
Santa Cecilia, 1617, Parigi, Louvre
Santa Cecilia, 1617, Parigi, Louvre
La caccia di Diana, 1617, Roma, Galleria Borghese
La caccia di Diana, 1617, Roma, Galleria Borghese
Il martirio di S. Pietro da Verona, ca 1626, Bologna, Pinacoteca Nazionale
Il martirio di S. Pietro da Verona, ca 1626, Bologna, Pinacoteca Nazionale
La cupola e il coro di S. Andrea della Valle a Roma
La cupola e il coro di S. Andrea della Valle a Roma
Rimprovero di Adamo ed Eva, 1633, Museo di Grenoble.
Rimprovero di Adamo ed Eva, 1633, Museo di Grenoble.
Domenico Zampieri.
Domenico Zampieri.

Fervente fautore del classicismo, nei suoi dipinti, dove il disegno, appreso da Ludovico Carracci, assume un ruolo preponderante, tende a realizzare composizioni di semplicità e chiarezza narrativa, trasfigurate in un ideale di bellezza classica.


Biografia


Si è detto che fosse chiamato Domenichino per la piccola statura; è però più probabile che il nomignolo si riferisse alla sua ingenuità e alla morbosa timidezza della sua indole.

Figlio del calzolaio Giovan Pietro e di Valeria, dapprima si dedica a studi umanistici, di grammatica e retorica, ma mostra subito tali interessi artistici che il padre gli permette di frequentare un apprendistato nell'atelier bolognese di Denijs Calvaert insieme col fratello maggiore – che rinuncerà ben presto alla pittura per tornare nella bottega paterna. Domenico ha per compagni di studio Guido Reni e Francesco Albani, col quale si lega in fraterna amicizia e di cui condivide l'orientamento classicista.

Quando il collerico Calvaert lo sorprende a copiare stampe di Agostino Carracci, lo caccia dalla bottega nel 1595 e Domenichino trova accoglienza nell'Accademia degli Incamminati retta, in assenza di Annibale Carracci allora operoso a Roma, da Agostino e Ludovico Carracci; insieme con Ludovico, col Reni e l'Albani, collabora alle decorazioni dell'oratorio di San Colombano, presso Bologna, realizzando la Deposizione nel sepolcro.

Nel 1601 lascia Bologna per trasferirsi a Roma, dove visse nel Rione Monti[1] insieme all'amico Francesco Albani, per studiare le opere di Raffaello e collaborare con Annibale Carracci, al tempo forse il più apprezzato pittore operante a Roma. Di Annibale il Domenichino fu allievo fino alla morte del maestro (1609) e sotto la sua guida mosse i primi passi romani collaborando al cantiere carraccesco della Galleria Farnese.

La data «A dì 12 aprile 1603 in Roma», appare nel suo Ritratto di giovane del museo di Darmstadt, dove un giovane, vestito di nero e col cappello serrato sul petto, è inquadrato dagli stipiti di una porta contro il paesaggio che si apre sulla campagna, benché in passato fosse considerato un autoritratto, non corrisponde ai tratti somatici dell'artista descritti nelle fonti letterarie, forse si tratta del ritratto di Antonio Carracci, figlio di Agostino. Dello stesso anno sono anche il Cristo alla colonna della raccolta Hazlitt di Londra e la Pietà di Brocklesby Park, in Gran Bretagna.

Nel 1604 dipinge per il cardinale Agucchi la Liberazione di san Pietro nella chiesa di San Pietro in Vincoli, diventando amico del cardinale, nei loro colloqui prende parte alla formulazione teorica del movimento classicista.

Domenichino si dedica soprattutto all'affresco: grazie al cardinale Girolamo Agucchi, ottiene la prima commissione pubblica a Roma per i tre affreschi nella Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo (1604-1605); per i Farnese partecipa ai lavori di completamento della decorazione della Galleria di Palazzo Farnese (1604-1605) dipingendo la Fanciulla e l'unicorno (1604–1605) per la serie degli Amori degli dei, e tre paesaggi mitologici, tra cui La morte di Adone, nella Loggia del Giardino; inizia nel 1608 l'affresco con la Flagellazione di sant'Andrea nell'oratorio della chiesa di San Gregorio al Celio, dove inserisce le piccole figure in una piazza romana chiusa da un muro e dalle colonne di un tempio con nello sfondo a sinistra una città antica e collabora con l'Albani alle decorazioni di Palazzo Mattei di Giove a Roma, affrescando una Rachele al pozzo.

Grazie all'appoggio di monsignor Giovanni Battista Agucchi, segretario del cardinale Pietro Aldobrandini, "cardinal nepote" di Clemente VIII Aldobrandini e fratello del cardinale Girolamo Agucchi, del quale fa un ritratto, ora agli Uffizi, secondo la tradizione raffaellesca, Domenichino ottiene la commissione di affrescare con le Storie di San Nilo la Cappella dei Santissimi Fondatori, nell'Abbazia di San Nilo a Grottaferrata (1608 - 1610), il cui abate commendatario è Odoardo Farnese.

Il 30 settembre 1609 ottiene un pagamento per gli affreschi con le Storie di Diana nel palazzo Giustiniani a Bassano Romano, in provincia di Viterbo.

Intorno al 1610 dipinge, eccezionalmente su tavola, il Paesaggio con san Girolamo, ora nel Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow. La figura del leone, secondo la leggenda guarito da Girolamo, è derivata da una xilografia di Tiziano, confermando l'attenzione per l'arte veneziana nella pittura di paesaggio dei Carracci e di Domenichino.

Le prime commissioni indipendenti arrivano all'inizio del secondo decennio del secolo, con la decorazione, commissionatagli da Pierre Polet, della cappella della propria famiglia in San Luigi dei Francesi; impiega tre anni a terminare le Storie di santa Cecilia, con le figure che derivano direttamente da statue classiche e dall'opera di Raffaello; intanto aveva dipinto La comunione di san Girolamo per la chiesa di San Girolamo della Carità, dove Filippo Neri aveva fondato il suo oratorio, ma ora nei Musei Vaticani. Il dipinto prende spunto da una lettera del XIV secolo, ma allora ritenuta scritta nel V secolo da Eusebio da Cremona, che descrive i particolari della morte del santo a novantasei anni, emaciato dalle privazioni. Al centro della tela è l'ostia, per sottolineare, secondo i dettami del Concilio di Trento, la reale presenza di Cristo nella comunione. Eseguito per l'altare maggiore di San Girolamo della Carità, il dipinto mostra riferimenti evidenti con la tela eseguita da Agostino Carracci per la chiesa di San Girolamo alla Certosa a Bologna, riprendendone il colorismo raffinato e l'attenzione agli effetti psicologici dei personaggi; rispetto al dipinto di Agostino, Domenichino inverte la composizione e diminuisce il numero dei personaggi.

Nel 1615 termina L'angelo custode per una chiesa di Palermo, ora al museo di Capodimonte di Napoli.

Grazie a Giovanni Battista Agucchi il Domenichino riceve l'incarico di eseguire una serie di paesaggi ad affresco nella villa Aldobrandini a Frascati (1616 - 1618), tra i quali le Storie di Apollo ora nella National Gallery di Londra e ha il tempo di recarsi a Fano per affrescare con le Storie della Vergine la cappella Nolfi nel Duomo.

Nel 1617 riceve il pagamento per la Caccia di Diana nella Galleria Borghese e la Sibilla ora alla Pinacoteca Capitolina, e viene collocata nel soffitto della chiesa di Santa Maria in Trastevere la tela dell'Assunta. La Caccia di Diana era stata commissionata dal cardinale Pietro Aldobrandini per la sua galleria, dove doveva apparire accanto ai Baccanali di Giovanni Bellini, Tiziano e Dosso Dossi, portati dal cardinale da Ferrara, ma Scipione Borghese volle il dipinto per sé e lo fece prelevare con la forza dallo studio del pittore, che fu trattenuto per alcuni giorni in prigione. L'episodio raffigurato è tratto dall'Eneide (V, 485-518) in cui Virgilio narra la gara svoltasi tra gli uomini di Enea per colpire una colomba in volo legata all'albero della nave, ma qui diversamente contestualizzata entro una caccia mitologica. La disposizione delle figure con la ninfa in primo piano che guarda all'esterno, fa sì che l'attenzione dello spettatore si diriga alla dea e di qui al paesaggio lacustre.

L'artista lascia Roma nel 1618, fermandosi a Bologna per eseguire la pala della Madonna del Rosario prima di stabilirsi a Fano. Torna a Bologna in aprile per sposare Marsibilia Barbetti: il primo figlio viene battezzato nella chiesa di San Petronio a Bologna dal cardinale Alessandro Ludovisi, che tre giorni dopo diventerà papa, col nome di Gregorio XV.

Chiamato nel 1621 a Roma dal nuovo pontefice, il primo aprile è nominato architetto generale della Camera apostolica, ma non progetterà alcun edificio; nel 1622 ottenne l'incarico di affrescare i pennacchi e il coro della basilica di Sant'Andrea della Valle, e qualche anno dopo, di dipingere le storie della vita del santo nell'abside.

Qui l'artista forza il suo linguaggio classico verso una composizione più ariosa e verso un recupero della resa atmosferica del maestro Ludovico Carracci in aperta competizione col Lanfranco a cui, dopo la morte del cardinale Alessandro Peretti Montalto, committente degli affreschi di Sant'Andrea della Valle, e del papa Gregorio XV, venne affidata la decorazione della cupola, infatti negli evangelisti dipinti sui pennacchi della volta, alle reminiscenze raffaellesche e michelangiolesche, si aggiunge una forte nota correggesca, mentre nei singoli episodi della vita del santo, ancora rigorosamente separati da costoloni decorati, lo scenario è allargato e nei modi ricorda alcuni assunti di Ludovico Carracci.

Domenichino dedica sei anni a quest'impresa (fino al febbraio del 1628), ma contemporaneamente produce molte tele: due Storie di Ercole attualmente al Louvre, la pala d'altare della Conversione di San Paolo del duomo di Volterra, Il martirio di San Sebastiano (1625-1630), inizialmente per la basilica di San Pietro ora in Santa Maria degli Angeli, e il Martirio di san Pietro da Verona, ispirato a un celebre ma perduto quadro del Tiziano, anche se nelle figure, lineari e asciutte, non vi è nulla di tizianesco, mentre il prevalente paesaggio può ricordare il Veronese.

Nel 1623 inizia il Rimprovero ad Adamo ed Eva, che sarà donato dall'architetto André le Nôtre a Luigi XIV nel 1693. Eseguita su rame con una forte attenzione ai contrasti cromatici, l'opera ricorda la produzione di Adam Elsheimer e, soprattutto, di Paul Brill.

La figura del Padreterno è una citazione michelangiolesca dalla volta della Cappella Sistina, mentre gli animali in primo piano simboleggiano - il leone e l'agnello, secondo citazioni bibliche e virgiliane - la pacifica convivenza dell'età dell'oro, mentre il cavallo che, da Geremia, simboleggia la lussuria, annuncia la fine, col peccato originale, di quella mitica età.

La cupola del Lanfranco nella reale cappella del Tesoro di san Gennaro (Napoli)
La cupola del Lanfranco nella reale cappella del Tesoro di san Gennaro (Napoli)

Risale a questi anni il progetto dell'unica opera architettonica nota del pittore, il portale di Palazzo Lancellotti ai Coronari[2][3]. Nel 1626 partecipa al concorso per il progetto della chiesa di Sant'Ignazio. Nel 1628 inizia gli affreschi di San Carlo ai Catinari che termina nel 1630.

La sua grande attività romana di questi anni lo porta all'elezione alla massima carica della prestigiosa Accademia nazionale di San Luca, la più importante istituzione artistica dell'epoca a Roma, per l'anno 1629.

Il 23 marzo del 1630 accetta, in una lettera inviata a Napoli, l'incarico per la Cappella del Tesoro nel Duomo offertogli dai Deputati della Cappella del Tesoro di San Gennaro. Terminati nel giugno gli affreschi di San Carlo ai Catinari, nel novembre si trasferisce a Napoli.

Contrastato da artisti napoletani, quali Belisario Corenzio, Jusepe de Ribera e Battistello Caracciolo, gelosi della sua fortuna, non apprezzato dal Viceré e angustiato, per motivi di interesse, da suoi famigliari, nell'estate del 1634 abbandona la città per Frascati, dove è ospitato nella villa degli Aldobrandini. I Deputati del Tesoro di San Gennaro fanno di tutto per far tornare il Domenichino, arrivando a sequestrare la moglie e la figlia che erano rimaste a Napoli, cosicché, all'inizio dell'anno successivo, fa ritorno nella città partenopea per proseguire i lavori.

Nel 1637 riceve il pagamento per nove affreschi della Cappella del Tesoro, il primo novembre in una lettera a Francesco Albani spiega gli intenti simbolici della Madonna del Rosario. Nel mese di giugno 1638 comincia a dipingere la cupola della Cappella; nei pennacchi, continuando le tendenze sviluppate in quelli di Sant'Andrea, riempì gli spazi sferici con una moltitudine di figure gesticolanti che sembrano pietrificate.

Nel 1640 è documentato un altro pagamento per il Martirio di san Gennaro. Il 3 aprile 1641 stende il suo testamento e muore tre giorni dopo. La Cupola sarà affrescata da Giovanni Lanfranco.


Opere



Opere attribuite



Note


  1. Targa in memoria di Domenichino, su rerumromanarum.blogspot.it.
  2. Datazione intorno al 1625, su books.google.it.
  3. Attribuzione del portale, su catalogo.beniculturali.it.
  4. Datazione, su books.google.it.
  5. Pagina 373, Gaspare Palermo, "Guida istruttiva per potersi conoscere ... tutte le magnificenze ... della Città di Palermo" , Volume IV, Palermo, Reale Stamperia, 1816.

Bibliografia


Monografie
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[de] Domenichino

Domenichino, eigentlich Domenico Zampieri (* 21. Oktober 1581 in Bologna;[1] † 6. April 1641 in Neapel) war ein italienischer Maler und Freskant der Bologneser Schule, der vor allem in Rom und Umgebung und in Neapel wirkte. Er war neben Guido Reni ein wichtiger Vertreter des barocken Klassizismus.[2]

[en] Domenichino

Domenico Zampieri (US: /ˌtsɑːmpiˈɛəri, ˌzɑːm-/,[1] Italian: [doˈmeːniko ddzamˈpjɛːri]; October 21, 1581 – April 6, 1641), known by the diminutive Domenichino (US: /doʊˌmeɪnɪˈkiːnoʊ, -ˌmɛn-/,[1][2] Italian: [domeniˈkiːno]) after his shortness, was an Italian Baroque painter of the Bolognese School of painters.

[es] Domenichino

Domenico Zampieri, más conocido como Domenichino (Bolonia, 21 de octubre de 1581 – Nápoles, 15 de abril de 1641), fue un prominente pintor italiano barroco del clasicismo romano-boloñés.

[fr] Le Dominiquin

Domenico Zampieri, dit le Dominiquin, né le 21 octobre 1581 à Bologne, mort le 15 avril 1641 (à 59 ans) à Naples, est un peintre italien du mouvement baroque.
- [it] Domenichino

[ru] Доменикино

Доменики́но (итал. Domenichino, настоящее имя Доме́нико Дзампье́ри (итал. Domenico Zampieri); 21 октября 1581, Болонья — 15 апреля 1641, Неаполь) — итальянский художник болонской школы, наставник Пуссена и Лоррена, предшественник классицизма.



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